PAOLO CITTADINI
Cronaca

Brescia, agguato da Frank: ergastolo confermato per i killer

La sentenza della Cassazione sull’omicidio di Francesco Seramondi e della moglie Giovanna Ferrari

L’omicidio è avvenuto l’11 agosto del 2015

Brescia, 12 ottobre 2018 - La Cassazione ha confermato quattro delle cinque condanne inflitte dalla corte d’Assise d’Appello di Brescia per l’omicidio di Francesco Seramondi e della moglie Giovanna Ferrari, ammazzati a colpi di fucile nella loro pizzeria di via Valcamonica a Brescia l’11 agosto di tre anni fa. I giudici hanno confermato l’ergastolo per il pakistano Mohammad Adnan e il complice indiano Sarbjit Singh, ritenuti la mente (il primo) e gli esecutori materiali (entrambi) del delitto e del ferimento di Arben Corri, il dipendente della pizzeria vittima di un agguato avvenuto qualche settimana prima del duplice omicidio. Confermate anche la condanna a 19 anni per Santokh Singh, l’indiano che aveva contribuito alla realizzazione del piano criminale, e quella a 6 anni per Gurjet Singh, l’indiano che aveva fornito le armi.

La Cassazione ha invece annullato la condanna a 5 anni e 4 mesi (per ricettazione del fucile utilizzato per l’omicidio) inflitta a un altro indiano, Jasfir Lal. Per lui, difeso dagli avvocati Daniela Vernia e Stefano Paloschi, la Cassazione ha disposto il rinvio degli atti alla corte d’Appello di Milano. "Non cercavamo vendetta, ma giustizia - commentano Marco Seramondi, il figlio delle vittime, e il suo legale, l’avvocato Maurizio Simini -. La Cassazione ha messo fine a questa dolorosa vicenda". Tornerà invece in aula oggi con la discussione delle difese il processo a carico di uno dei fratelli di Francesco “Frank” Seramondi e della segretaria dell’attività, teatro del duplice omicidio, per i quali la Procura ha chiesto 2 anni di reclusione per riciclaggio. Con loro a processo sono finiti anche un altro fratello di Frank e Marco, il figlio del pizzaiolo. La loro posizione è stata stralciata dopo avere chiesto la messa alla prova. I quattro erano accusati a vario titolo di riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. La vicenda è legata al ritrovamento di circa 900mila euro, il tesoretto nascosto al Fisco tra il 2010 e il 2015, periodo nel quale per gli investigatori non sarebbero state pagate tasse per 1,8 milioni.