'Ndrangheta Brescia, volevano uccidere il dissidente: chiesti 50 anni di carcere

I sette imputati ritenuti contigui al clan Crea a processo in abbreviato. Proposte pene dai 4 ai 12 anni

Il tribunale di Brescia

Il tribunale di Brescia

Brescia - L’Antimafia è sicura: hanno agito per conto della ‘ndrangheta di Rizziconi (Reggio Calabria) organizzando in parte a Brescia l’omicidio di un componente della cosca per punirlo della sua presa di distanza dai Crea, senza riuscirci per un caso fortuito. E avevano in mente di far saltare un’auto blindata. Il pm della Dda Teodoro Catananti non ha concesso sconti ai sette imputati che a Brescia affrontano il processo in abbreviato. Ricettazione e detenzione di armi da guerra, con l’aggravante a vario titolo di aver fiancheggiato il clan, sono i reati contestati.

Le richieste del pm

Nel complesso la procura ha chiesto 50 anni di carcere. Si tratta del 42enne pasticcere di Brescia Francesco Candiloro, dieci anni e otto mesi, della guardia giurata Massimiliano Cannatella (già coinvolta nel procedimento per il tentato assalto al caveau della Mondialpol Vedetta 2 di Calcinato), quattro anni e otto mesi, di Vincenzo Larosa, dodici anni. E ancora, di Michelangelo Tripodi, nove anni, del 52enne magazziniere di Nuvolera Giuseppe Zappia, sei anni e due mesi, di Philip Spinel, quattro anni, e del 50enne operaio di Flero Gianenrico Formosa, quattro anni e otto mesi. Tripodi, Candiloro e Larosa sono accusati dall’autorità giudiziaria di Ancona anche dell’omicidio di Francesco Bruzzese, fratello del pentito Girolamo, il 25 dicembre 2018 a Pesaro freddato con 20 colpi di pistola. Candiloro, Zappia e Formosa furono arrestati a Brescia nell’autunno 2021.

La ricostruzione

Stando alla prospettazione del pm Catananti, che in contemporanea dispose altri fermi in Calabria, il gruppo per riaffermare il prestigio del clan Crea, in difficoltà dopo condanne definitive, si era procurato bombe a mano, pistole e bazooka. E da qualche tempo organizzava l’esecuzione di un ex affiliato del clan che appunto si era dissociato dalla cosca e che si era nascosto in provincia di Belluno. L’indagine conta sulle rivelazioni dei “pentiti” Spinel e Cannatella. "Ci vorrebbe un Ak47, e poi go-go sul grilletto. Le soddisfazioni piano piano ce le prendiamo", dicono, intercettati, gli arrestati, che utilizzavano per comunicare telefoni criptati.

Per la procura Candiloro e Formosa ingaggiarono Spinel (nell’autunno 2021 già in cella per detenzione di armi da guerra) per piazzare nel luglio 2022 una bomba detenuta fino a poco prima in un capannone di Isorella sotto l’auto del “traditore“, ma il piano sfumò per l’assenza del bersaglio. Ieri sono iniziate anche le arrighe difensive. Si concluderanno l’8 febbraio.