
Massimo Peli presidente Museo Sant’Eufemia guarda soprattutto ai giovani
Brescia – Di primo acchito, il nome dice poco: Museo di Sant’Eufemia. Bisognerà però abituarsi a questa dicitura del Museo Mille Miglia, almeno fino a che l’iter al Tar non esperirà il suo corso. Nel raccontare il piano di rinascita, il Museo si affranca, infatti, per ora, dal brand storico.
Non era stato così nella presentazione del programma annuale fatta a gennaio, quando si era nel pieno dell’uragano della querelle tra Aci e Museo dopo che quest’ultimo aveva dato il niet alla nascita della Fondazione per la Freccia Rossa, facendo naufragare la convenzione già firmata da Aci Brescia (detentrice di società e brand Mille Miglia) e Comune di Brescia. La Fondazione è poi nata lo stesso, istituita da Aci Brescia. La querelle sul nome è finita al Tar dopo la diffida a non citare più il brand, inviata dall’ente guidato da Aldo Bonomi all’associazione che gestisce il Museo.
“Sul nome la cautela è massima – spiega Davide Peli, presidente Museo Sant’Eufemia – a fronte del giudizio che verrà. Non siamo però ingessati, stiamo andando avanti, partendo dall’assunto che siamo un ente museale riconosciuto, a cui il Comune ha affidato, come custodi, il monastero benedettino, dove c’è stata l’opera di restauro da parte degli imprenditori bresciani. Il nostro scopo è comunicare questo bellissimo posto in cui arte, cultura, passione per le auto, convivono”.
La visione è un Museo che diventa “casa dell’automobilismo bresciano” e incubatore di idee per la mobilità del futuro, in un racconto che non riguarda la leggendaria gara, ma si apre a un pubblico più ampio. I dettagli degli eventi saranno resi noti prossimamente ma in agenda c’è già un grande evento nazionale che riunirà i protagonisti del settore automotive.
Già scelto da numerosi organizzatori di gare nazionali e internazionali come punto di partenza e di arrivo, il Museo si candida anche a diventare anche centro culturale: punto di partenza sarà la mostra “Heart of the race” dell’artista americana Elizabeth Kahane prevista per fine maggio. L’attenzione è anche ai giovani.
“Per loro – sottolinea Peli – il possesso dell’auto non rappresenta più un traguardo e sono sempre più attenti all’innovazione, sensibili alle tematiche ambientali, curiosi verso le nuove frontiere della mobilità, condivisa e autonoma. In questo contesto, il Museo si propone di diventare un luogo di incontro e ispirazione: non solo custode del passato, ma laboratorio di idee e spazio di dialogo”. La corsa resta, come radice, ma il passato è un trampolino per raccontare l’automobile come espressione di cultura, tecnologia e immaginazione.