MARIACHIARA ROSSI
Cronaca

Brescia-Atalanta e la sfida di Mazzone: "Se famo er 3-3 vengo sotto 'a curva". Promessa mantenuta

Offeso durante tutta la partita, dopo il pareggio di Roberto Baggio la corsa mitica fino alla curva degli ultras dell’Atalanta

Brescia, 19 agosto 2023 – Sor Carletto non era fatto per le mezze misure e per i compromessi. O tutto o niente. O lo amavi, o lo temevi. Lo sanno bene i migliaia di tifosi che a parti invertite lo hanno osannato o criticato.

Su una cosa erano tutti d'accordo però, Mazzone era l'emblema del calcio popolare e quella corsa a braccia alzate in segno di sfottò sotto la curva dei supporter atalantini in trasferta a Brescia, resterà per sempre impressa nell'immaginario collettivo come uno dei momenti più genuini di un calcio che non c'è più. Passionale e autentico.

Iil vice allenatore Leonardo Menichini e il dirigente Cesare Zanibelli cercano di fermare la corsa di Carlo Mazzone senza successo
Iil vice allenatore Leonardo Menichini e il dirigente Cesare Zanibelli cercano di fermare la corsa di Carlo Mazzone senza successo

Era il 30 settembre del 2001, il Brescia era sotto 3-1 nel derby, sentitissimo, contro l'Atalanta. La sfida fu aperta da Roberto Baggio al 24esimo, poi la Dea con Gigi Sala, Cristiano Doni e Gianni Comandini riuscì a ribaltarla in 20 minuti. Sanguigno, passionale, de core, Er Magara si affidò al talento cristallino del Divin Codino, autore del 3-2. E lì, la scintilla: "Se famo er 3-3 vengo sotto 'a curva". La rete arrivò dai piedi di Roby Baggio. Il popolo biancazzurro esplose ma fu il mister romano a venire galvanizzato dal pari.

Senza pensarci due volte, forse nemmeno mezza, parte in direzione della curva ospiti, che lo aveva insultato per tutto l'arco della partita, sbarazzandosi di chiunque provi a trattenerlo. Mentre i giocatori bresciani esultano, infatti, il vice allenatore Leonardo Menichini e il dirigente Cesare Zanibelli cercano di fermarne la corsa senza successo.

La corsa di Carlo Mazzone verso la curva avversaria
La corsa di Carlo Mazzone verso la curva avversaria

L'arbitro Collina non può far altro che espellere Mazzone, che sarà squalificato per cinque giornate a causa del suo comportamento, ma la sua corsa e quel pugno alzato al cielo entrano di diritto nella storia del calcio italiano.

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Il ricordo dell’ex atalantino Luciano Zauri

Luciano Zauri, attuale allenatore dell'Ħamrun Spartans, ha affrontato parecchie volte in carriera da avversario Carlo Mazzone e nel derby reso famoso dalla rimonta di Roby Baggio e dalla corsa implacabile dell'allenatore romano sotto la curva ospiti, giocava come esterno destro con la maglia dell'Atalanta. Era uno dei tanti talenti del serbatoio bergamasco e quel gesto è rimasto impresso nella sua mente: "Stavamo rosicando tutti, ma si è trattato di un episodio a sé. Lui era molto istintivo e alla fine con "Le Iene" ci scherzammo anche sopra. Mi ricordava molto Delio Rossi. Mi ha sempre dato l'idea di essere come un papà per i propri giocatori. Un papà a primo impatto burbero ma dal cuore grande".

Massimo Carrera

Massimo Carrera, bandiera atalantina, nel derby giocato il 30 settembre 2001 in casa delle Rondinelle aveva al braccio la fascia di capitano. "Mi ricordo come fosse ieri quella scena, io non avevo mai visto nulla del genere. Aveva il fuoco dentro ma penso che dopo tutti gli insulti che aveva ricevuto anche io avrei reagito in quel modo". Sui campi di Serie A siete sempre stati rivali, come era visto all'esterno? "Un personaggio dall'indiscusso carisma che sapeva trascinare giocatori e tifosi. Da un punto di vista tecnico credo che la sua qualità migliore fosse l'interpretazione delle partite".

Massimo Paganin

Massimo Paganin, ex Inter e Atalanta tra le tante, e attualmente opinionista televisivo, ha avuto modo di conoscere Carlo Mazzone da allievo ai tempi del Bologna nella stagione '98-99, e da avversario all'Atalanta. "Era una persona straordinaria. Avevo 27 anni quando sono arrivato in rossoblù ma mi trattavo come un figlio, impartendo insegnamenti da mettere in pratica sia sul campo da calcio che fuori. Non portava rancore e non perdeva occasione per darti un consiglio. La sua umanità ha lasciato un segno nel mondo del calcio. L'episodio della corsa nel derby? Io sinceramente non me ne ero nemmeno accorto. Ero più arrabbiato per il risultato”.