FEDERICA PACELLA
Cronaca

Il bitumificio "aggira" la procedura, Legambiente sul piede di guerra

Montirone, l’azienda chiede alla Provincia di evitare la valutazione d'impatto ambientale

La cava di Montirone al centro delle polemiche

Montirone (Brescia), 7 gennaio 2018 - Per il bitumificio di cava Betulla, gli occhi sono ora puntati sulla Provincia di Brescia, che dovrà rispondere alla richiesta di non assoggettare il progetto di realizzazione dell’impianto alla Valutazione di impatto ambientale (Via). Una vicenda complessa quella dell’impianto, che dovrebbe sorgere nella cava di Montirone proposta dalla srl Inertis, facente capo al Gruppo Faustini. L’autorizzazione all’escavazione, chiesta nel 2011, è stata rilasciata nel 2014. Nel 2016 viene presentato il progetto per insediare, nella cava, il bitumificio. A dicembre, dal Tar è arrivata una battuta d’arresto importante.

Il tribunale amministrativo ha infatti respinto a dicembre dell’anno scorso il ricorso del gruppo Faustini che chiedeva di annullare l’atto dirigenziale con cui la Provincia di fatto sbarrava la strada alla produzione di asfalti e simili. Il Tar ha confermato che la procedura di Via, presentata per l’apertura della cava, riguardasse solo l’attività di escavazione e movimentazione degli inerti, e che non si può prevedere in automatico la realizzazione del bitumificio che avrebbe un impatto considerevole, diverso da quello prodotto dalla cava. La Inertis non è stata però a guardare. «Dopo la decisione del Tar - spiega Eugenio Fasser, del Circolo Legambiente La Nostra Terra - ha presentato la richiesta di esclusione Via alla Provincia, che quindi deve ora dare una risposta. Vista la decisione del Tar, le note di Arpa sulla pericolosità per la falda e dell’Ats per la salute pubblica, ci aspettiamo che almeno la Via sia richiesta». In questo caso, l’azienda dovrebbe presentare una Valutazione di impatto ambientale anche per il bitumificio.

In ballo ci sono anche altri ricorsi fatti dagli ambientalisti, secondo cui l’intera cava è nata con un “peccato originale”. «Parliamo di 50 milioni di metri quadrati di cave - ricorda Fasser - la Via è stata fatta senza coinvolgere il territorio ed i cittadini. Non dimentichiamo che attorno a Montirone, oltre alla Betulla, ci sono altre otto cave». Altro ricorso riguarda il passaggio della cava Betulla dalla Profacta alla Inertis, entrambe dello stesso gruppo. «Abbiamo contestato che sia stata data la responsabilità di trasformare quasi 1 km quadrato ad una ditta che dà meno garanzie della precedente. Che succede se qualcosa va male?».

Da ultimo, l’associazione si è opposta al fatto che la Inertis abbia preso più spazio di quello previsto dal piano cave. «Parliamo di 22 ettari in più, siccome quello che hanno recintato è un’area agricola di pregio, dove la falda è vulnerabile, ci teniamo sia posto rimedio». L’auspicio è che, nel nuovo anno, qualcosa si smuova. «Ci auguriamo che almeno la Via sia richiesta e di poter partecipare per far valere le nostre ragioni, ovvero che in un’area così degradata e vicina al paese non ci sia questo nuovo impianto».