
L’assessore Nicola Musati: "Lavoriamo per far sì che restare a vivere in quota sia agevole
Pisogne (Brescia), 8 gennaio 2020 - Le montagne sopra Pisogne stanno vivendo un progressivo spopolamento, specie nelle zone non servite da strade ma dove ci sono diverse case, sia singole sia raggruppate. Tra le zone più colpite dal fenomeno c’è quella tra Fraine, la Val Palot e la Val Negra. Per andare e venire dal paese si camminava anche un’ora. Il dato è emerso nei giorni scorsi dopo che la guardia Boschiva Giuseppe Quetti in servizio al Comune di Pisogne ha effettuato un sopralluogo, scoprendo che almeno dieci cascine e casupole versano in stato di abbandono. Attorno i pascoli stanno scomparendo quasi completamente, sostituiti da bosco e rovi. "Il territorio – spiega l’assessore al territorio Nicola Musati – non è più presidiato. La gente non ha più il tempo e la voglia di salire in montagna. La nostra amministrazione sta lavorando per fare si che restare a vivere in quota sia agevole. Recentemente abbiamo svolto degli incontri a Pontasio e Val Palot e la gente ci ha sottolineato che esiste il problema delle strade agrosilvopastorali. Abbiamo già due progetti che attueremo ocn la Comunità montana e serviranno a riqualificare alcune strade esistenti, che sono a rischio idrogeologico. Siamo sempre pronti a sentire le istanze della popolazione e le richieste".
A prendere atto della situazione, che riguarda tutto il comprensorio del lago, è stata anche la Comunità Montana del Sebino Bresciano. " Non solo Pisogne, ma più in generale tutte le aree non servite da strade ma dove esistono case stanno subendo lo spopolamento – spiega il presidente dell’ente con sede a Sale Marasino, competente da Pisogne a Monticelli Brusati – la montagna non è mai facile. Non sempre nelle case sparse ci sono corrente e acqua potabile. Il riscaldamento è affidato a fuochi e stufe e per fare da mangiare si usano le cucine economiche a legna. La Comunità Montana è disponibile al confronto per studiare un reticolo di strade agrosilvopastorali che servano le cascine e le malghe". Intanto i pisognesi hanno detto la loro, come Fabrizio P, che sottolinea: "Troppo spesso viviamo fuori dalla vita reale non ricordandoci da dove veniamo. La cultura le tradizioni la realtà del quotidiano c’è la siamo dimenticata". Ma c’è anche chi sottolinea che vivere in montagna è troppo difficile sia perché, dice Roberto Serioli "questo è il risultato prodotto dai piani regolatori comunali del passato che hanno dato inizio allo spopolamento", sia perché, come sottolinea Massimo Mura "Manco più la legna si può tagliare nel proprio bosco. Le leggi di certo non aiutano chi vuole restare in montagna".