FEDERICA PACELLA
Cronaca

Minori e social network. La digitalizzazione precoce fa perdere un semestre

L’indagine dell’Università degli Studi di Brescia, il Centro Studi Socialis, accanto alla Bicocca su un campione di circa 6600 studenti tra Brescia, Cremona, Milano, Monza e Mantova.

L’apertura precoce di un profilo social è associato ad un netto calo dei risultati scolastici in terza media e alle superiori

L’apertura precoce di un profilo social è associato ad un netto calo dei risultati scolastici in terza media e alle superiori

Un semestre scolastico di ritardo per studenti e studentesse che usano precocemente e pervasivamente i social rispetto a chi non usa questi mezzi. Questo l’effetto, misurato concretamente dall’indagine Eyes Up! (acronimo di EarlY Exposure to Screens and Unequal Performance) condotta grazie al contributo di Fondazione Cariplo da un partenariato che ha visto protagoniste due realtà bresciane quali l’Università degli Studi di Brescia, e il Centro Studi Socialis, accanto all’Università degli Studi di Milano-Bicocca in qualità di capofila del progetto e all’Associazione Sloworking di Vimercate. "L’indagine – ha spiegato Cristiana Paladini Coordinatrice Centro Studi Socialis, nel corso del seminario che si è svolto in UniBs – rappresenta un unicuum, tanto che siamo stati chiamati a presentarla anche negli Stati Uniti". L’indagine è stata condotta su un campione di circa 6600 studenti tra Brescia, Cremona, Milano, Monza, Mantova, per capire e misurare l’eventuale correlazione tra l’età di apertura del primo account di social network e il rendimento scolastico, attraverso i risultati dei test Invalsi. "La correlazione c’è – ha spiegato Giovanni Abbiati, UniBs – e ci dice che l’apertura precoce di un profilo social è associato ad un netto calo dei risultati scolastici in terza media e alle superiori in italiano e matematica. Il calo è meno forte in inglese, perché la fruizione di contenuti in lingua controbilancia gli effetti di un uso precoce e prolungato dei social, circa 5, 6 ore in media al giorno". Emerge che il background famigliare e sociale è determinante nella precocità di apertura di un profilo social: più frequente l’accesso sin dalla prima media in famiglie di origine migratoria o in cui il livello d’istruzione dei genitori è più basso, tanto che i ricercatori evidenziano come le diseguaglianze economiche e sociali si riflettano, poi, nell’iperconnessione di chi è più fragile. "Il punto – sottolinea Abbiati - è che l’economia dei social, oggi, ruota attorno al catturare l’attenzione, per raccogliere dati. Finché il modello di business sarà questo, questi ambienti saranno progettati in modo da creare dipendenza". Come uscirne? Tante le esperienze ed i progetti. "Le situazioni più interessanti da monitorare – sottolinea Abbiati – sono però quelle in cui i genitori, ad esempio di una stessa classe, decidono insieme di non far accedere i figli ai social o non fornire il cellulare". Ma a livello di benessere, come stanno i ragazzi e le ragazze? "La digitalizzazione precoce – sottolinea Paladini – ha l’effetto di creare una percezione di maggiore efficacia dal punto di vista sociale, ma non dal punto di vista emotivo".