Brescia, minacce anarchiche contro il pm Bassolino: si valuta una scorta per il magistrato

Il magistrato era noto per aver chiesto l’assoluzione di un bengalese accusato di picchiare l’ex moglie affermando che i maltrattamenti erano “frutto della sua cultura”

Il tribunale di Brescia

Il tribunale di Brescia

La Prefettura di Brescia valuterà se dare una scorta al pubblico ministero Antonio Bassolino a seguito della minaccia di matrice anarchica comparsa sui muri esterni del tribunale. La scritta, subito rimossa, recitava “Bassolino occhi aperti la vendetta degli oppressi è un fatto culturale” ed era accompagnata da un simbolo anarchico. 

Il riferimento al “fatto culturale” riguarda una discussa richiesta di assoluzione che Bassolino, in veste di pubblica accusa, aveva fatto per un uomo originario del Bangladesh accusato di maltrattamenti e violenza nei confronti dell’ex moglie. Il magistrato aveva giustificato la richiesta di assoluzione perché le violenze sarebbero state frutto della cultura dell’uomo e non della sua coscienza.

In un contestatissimo passo, il pubblico ministero aveva scritto che “i contegni di compressione delle libertà morali e materiali della parte offesa da parte dell'odierno imputato sono il frutto dell'impianto culturale e non della sua coscienza e volontà di annichilire e svilire la coniuge per conseguire la supremazia sulla medesima, atteso che la disparità tra l'uomo e la donna è un portato della sua cultura che la medesima parte offesa aveva persino accettato in origine”.

Dopo il clamore suscitato dalla richiesta di Bassolino, la stessa Procura di Brescia si era dissociata dal suo magistrato, sostenendo che "questa procura della Repubblica ripudia qualunque forma di relativismo giuridico, non ammette scriminanti estranee alla nostra legge, ed è sempre stata fermissima nel perseguire la violenza, morale e materiale, di chiunque, a prescindere da qualsiasi riferimento culturale”.

A seguito delle minacce ricevute, in ogni caso, lunedì mattina il Prefetto, il questore, i vertici della Procura generale e i comandanti provinciali di carabinieri e Guardia di Finanza dovranno valutare se disporre la scorta al magistrato.