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Cronaca

Marone, lascia il lavoro nell'edilizia per diventare rifugista / FOTO

A 26 anni Giulio Omodei ha lasciato il lavoro "fisso" per inseguire il sogno del padre

Giulio Omodei con la mamma Laura

Marone, 1 agosto 2017 - L’amore per la montagna e per la famiglia gli ha completamente cambiato la vita, trasformandolo da muratore nel gestore del rifugio alpino costruito dal padre Giacomo negli anni Settanta. A 26 anni Giulio Omodei di Marone ha scelto una nuova vita, aiutato dal fratello Samuele di 24 anni e dalla mamma Laura Gervasoni. “Ho fatto la scuola alberghiera e mi sono diplomato cuoco - spiega il giovane - quando però si è trattato di scegliere ho preferito inserirmi nell’edilizia, come tanti miei coetanei, dimenticando per un periodo i fornelli".

A gestire il rifugio Malpensata, che si trova lungo la strada per il Guglielmo salendo da Croce di Marone, c’erano la mamma e il papà, che puntavano su una cucina semplice anche se curata. “Questo è sempre stato un posto dove la gente veniva per mangiare bene e tanto- spiega Giulio- ma per lo più mamma e papà servivano grigliate o spiedo, taglieri con salumi e formaggi e altre cose semplici”. Da aprile le cose sono cambiate. “Ho voluto portare qui a quasi 1400 metri di altezza non solo il chilometro zero, ma anche e soprattutto i prodotti tipici del mio paese Marone, di Zone, e del Guglielmo, che dal nostro rifugio si raggiunge in una oretta di cammino facile e adatto a tutti - dice Giulio Omodei- ecco allora che abbiamo scelto le cose buone della nostra terra: a partire dall’olio extravergine di oliva del Sebino per arrivare alla selvaggina”. Giulio e il fratello hanno ideato una serie di serate tematiche che stanno risultando graditissime. “La carta vincente è servire la qualità a prezzi contenuti - dice lo chef di montagna- noi abbiamo voluto mettere in tavola piatti del passato e della tradizione”.

Ecco allora menù a base di lumache e rane, oppure altre ricette del territorio come casoncelli, tagliatelle con il salmì e pezzi di formaggio nostrano stagionato. La vita non è semplice per il 26enne. “Per me non è facile scendere a valle - dice- dormo qui e comincio a lavorare il mattino prestissimo - spiega - poi finisco la sera tardi. E quando non ci sono i clienti preparo le linee e piatti che posso curare con un certo anticipo, in previsione del pranzo e della cena. Inoltre ci sono le camere da sistemare e l’esterno da tenere in ordine. In pratica sono impegnato 24 ore al giorno”. Il giovane, nonostante l’impegno costante è soddisfatto. “Non cambierei per tutto l’oro al mondo- rimarca- qui si sta veramente bene. Si lavora tanto ma si respira aria sana e i panorami sono meravigliosi: proprio quelli che il mio papà, scomparso un anno e mezzo fa, tanto amava. Dato che l’altezza è contenuta e dato che da noi ormai non nevica molto mi aspetto di tenere aperto fino all’inverno. Chiuderò quando cadranno i primi fiocchi di neve con la disponibilità a aprire i battenti su prenotazione per giornate e feste speciali”.