REDAZIONE BRESCIA

Omicidio di Marcheno: chiesta la conferma dell’ergastolo per Giacomo Bozzoli. Il pm: “Non esistono prove di serie B”

Presente in aula l’imputato, già condannato in primo grado per l’omicidio dello zio Mario e per la soppressione del cadavere nella fonderia

Giacomo Bozzoli durante il processo di promo grado

Brescia – Nel corso dell'udienza davanti alla corte d'Assise d'appello di Brescia il sostituto procuratore generale di Brescia Domenico Chiaro ha chiesto la conferma della condanna all'ergastolo per Giacomo Bozzoli, condannato in primo grado per l'omicidio dello zio Mario, svanito nella sua fonderia di Marcheno l'8 ottobre 2015. Giacomo Bozzoli oggi era presente in aula a fianco del padre Adelio. Presenti anche Irene Zubani, la vedova di Mario Bozzoli, e i due figli dell'imprenditore scomparso.

"La prova indiziaria è prova a tutti gli effetti e non una priva di serie B Esiste una molteplicità di casi in cui la Cassazione ha certificato la responsabilità dell'imputato anche senza la presenza del cadavere e davanti a prove indiziarie - ha spiegato il sostituto procuratore generale di Brescia - In questo caso la scomparsa della vittima è avvenuta in un contesto delimitato, sia fisicamente che temporalmente. Mario Bozzoli quella sera non è uscito dalla fonderia con le sue gambe. Non ci sono spiegazioni diverse dall'omicidio”.

“Giacomo Bozzoli - ha aggiunto - era portatore di un movente per l'omicidio che solo la pietà familiare ha tentato di nascondere arrivando addirittura a sostenere che non c'erano contrasti tra lui e lo zio Mario. La fumata anomala dei forni delle 19.18 di quell'8 ottobre 2015 è il momento della materiale soppressione del cadavere"