Brescia, caso Bozzoli: scatta il processo. In aula è il grande gelo

La difesa del nipote imputato di omicidio: "È innocente". La vedova: "Rispetto per Mario"

Giacomo Bozzoli è accusato di omicidio e distruzione del cavadere dello zio Mario

Giacomo Bozzoli è accusato di omicidio e distruzione del cavadere dello zio Mario

Brescia, 15 gennaio 2021 - La tensione per il primo giorno del processo, atteso come l’ultimo appiglio per fare chiarezza su un mistero che da cinque anni e mezzo non dà pace ai Bozzoli e alla Valtrompia, era palpabile. Sul lato destro dell’aula, seduto accanto agli avvocati Luigi, Giovanni e Giordana Frattini, c’era Giacomo, il nipote dell’imprenditore scomparso. Maglione blu, camicia bianca e occhiali, sguardo basso e fisso ai giudici, il presidente Roberto Spanò con il collega Mauro Liberti e i sei giudici popolari, cinque donne e un uomo, per la prima volta è venuto in Tribunale. È lui l’unico imputato dell’omicidio premeditato e della distruzione di cadavere dello zio Mario, inghiottito l’8 ottobre 2015 dalla fonderia di Marcheno. Dietro, Adelio, co-titolare della fabbrica, sicuro dell’innocenza del figlio ("Abbiamo le prove").

Sul lato sinistro, invece, nei banchi dietro l’avvocato generale Marco Martani e l’aggiunto Silvio Bonfigli, gli avvocati di parte civile Giovanni e Vieri Barzellotti con i figli dello scomparso, Claudio e Giuseppe, la moglie Irene Zubani. Ma anche la sorella di Adelio, Vittoria, che in questa battaglia per la verità sta con i parenti di Mario. Una battaglia cui partecipa anche l’associazione per le persone scomparse Penelope tramite l’avvocato Benedetta Donzella. "Siamo contenti che si sia aperto il processo, chi era in fabbrica quella sera ed è qui oggi può aiutarci a capire che cosa è successo davvero a mio marito", ha detto la signora Zubani prima che si aprisse l’udienza. Ma sono bastate le questioni preliminari a scaldare gli animi e a mostrare le visioni inconciliabili dei Bozzoli. "È pacifico che Mario sia scomparso, è stato visto l’ultima volta alle 19.30, ma questo non è sufficiente per dire che sia morto – ha sottolineato in aula l’avvocato Luigi Frattini anticipando l’arringa -. È onere dell’accusa portare prove certe: non solo che sia stato ucciso, ma che sia stato ucciso da Giacomo, la cui innocenza è dimostrata dal fatto che l’accusa continui affannosamente a cercare prove anche oggi. Sono gli accertamenti degli stessi carabinieri a escludere la sua responsabilità". Parole che hanno amareggiato la vedova Bozzoli: "Non parliamo di un allontanamento volontario, ma di omicidio. Non ammetto si infanghi la sua memoria".