Brescia, omicidio di Manuela Bailo. L'amante: "Ho nascosto il corpo nella cascina"

Era sparita il 28 luglio. La difesa: una lite, è caduta dalle scale

Manuela Bailo

Manuela Bailo

Brescia, 21 agosto 2018 - Il viaggio di ritorno dalle ferie in Sardegna di Fabrizio Pasini, 48 anni, moglie e due figli, si è concluso bruscamente sulla soglia di casa a Ospitaletto. Domenica sera. Lui, famiglia al seguito, l’auto carica di bagagli, sulla porta ha trovato i carabinieri con un decreto di perquisizione. Adesso è in carcere per omicidio e occultamento del cadavere: quello di Manuela Bailo, la trentacinquenne di Nave, nel Bresciano, scomparsa il 28 luglio con la sua auto e i due telefoni. E ritrovata sottoterra all’alba di ieri in una cascina diroccata ad Azzanello, nelle campagne del Cremonese, a 40 chilometri da Brescia. A farla sparire è stato il collega al Caf, sindacalista della Uil, reo confesso, che ha pure fatto ritrovare il cadavere. Il suo nuovo, contrastato amore, con cui la donna aveva intrecciato una relazione. Una storia problematica, di cui non parlava volentieri, che l’aveva resa gelosa e pressante. Gli investigatori da giorni sospettavano dell’uomo ma hanno agito con calma.

«Aspettavamo solo che rientrasse dal mare», dicono. Intuizione giusta. Perché dopo tre ore di interrogatorio nel cuore della notte, Pasini è crollato: «È stato un incidente, è finita come non doveva finire – ha ammesso –. È caduta dalle scale durante una lite. E quando mi sono reso conto di quel che era successo ho perso la testa». Ha eliminato il cadavere sotterrandolo – è lui ad aver portato i carabinieri nella cascina Bramano – e ha inviato una sequenza di WhatsApp con il cellullare di Manuela alle persone a lei vicine, per fingere la fuga volontaria. La dinamica dell’omicidio, consumato nella casa della madre di lui, a due passi dalla villetta di famiglia, è ancora in parte da chiarire e le indagini «non possono dirsi concluse» ha specificato il procuratore Tommaso Buonanno.

Il movente è da approfondire, seppure riconducibile alla relazione tra i due. Un «litigio degenerato» per motivi banali con urla e spintoni, ha riferito Pasini, di cui riporta segni tangibili: una costola incrinata, che la notte tra il 28 e il 29 luglio l’aveva costretto a recarsi al pronto soccorso. «Sono scivolato in casa», si era giustificato con i colleghi il lunedì mattina e con i carabinieri, mentendo. Le ultime immagini diManuela viva sono registrate dalle telecamere di casa Bailo-Sandri, l’ex fidanzato e convivente, alle 17.30 di quel sabato. La sua Opel Corsa grigia metallizzata era stata inquadrata dalle telecamere mentre entrava in città, poi i monitor l’avevano persa. I carabinieri l’avevano ritrovata prima di Ferragosto posteggiata in una via laterale sulla strada per Ospitaletto. Ma hanno mantenuto il riserbo, perché in base all’incrocio dei dati estrapolati da telecamere, tabulati, celle telefoniche, avevano capito che il misterioso personaggio con cui l’impiegata doveva incontrarsi era Pasini. I due si sono infatti recati a casa della madre di lui, dove la situazione è precipitata. Manuela è morta. Lui è tornato a dormire in famiglia, poi ha studiato un piano per disfarsi del cadavere, occultato nei giorni successivi. Prima che i due cellulari della donna lunedì sera 30 luglio si spegnessero per sempre. Ha ammesso di aver digitato i sei messaggi dal telefono di lei, all’ex Matteo Sandri, per far credere che fosse al lago a Rivoltella, dove i Bailo hanno una casa. Poi al datore di lavoro comune («Ho la febbre, non vengo») e a una collega: «Sono stata dal medico, ho la bronchite, torno venerdì». Ma era già tutto finito.