Manca il 60% del personale Musei aperti a singhiozzo

Nelle gallerie lombarde si ipotizzano orari ridotti o stop nei giorni festivi a dispetto del boom di turisti

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Carenze di personale anche del 60%: i musei nazionali lombardi rischiano di dover ridurre gli orari, o addirittura chiudere nei giorni festivi. Una beffa per siti culturali che, proprio in estate, sono gettonati da visitatori di tutto il mondo. "La situazione è frutto di una carenza decennale, perché, se non si fanno concorsi, non si riesce neanche a sostitui va in pensione", spiega Marcello Marroccoli, segretario generale aggiunto FP Cisl Brescia. Con ben 7 siti nazionali che dipendono dalla Direzione Musei della Lombardia (Terme di Catullo e Castello di Sirmione, Villa romana di Desenzano, Parco di Naquane di Capo di Ponte, Museo nazionale della preistoria della Val Camonica, Parco dei Massi di Cemmo, Parco nazionale delle incisioni rupestri, Museo archeologico della Val Camonica, Grotte di Catullo e museo archeologico di Sirmione), la provincia bresciana è quella più colpita dal problema. Nelle altre province lombarde, alla Direzione regionale fanno capo il Cenacolo di Milano, la Certosa di Pavia, il museo archeologico della Lomellina, palazzo Besta a Sondrio, la Cappella Espiatoria a Monza, il Parco archeologico e Antiquarium di Castelseprio. Alcuni casi sono già deflagrati: nel sito Unesco di Capo di Ponte da 16 dipendenti si è passati a 7, tanto che è già stato ridotto l’orario di apertura. Sul sito delle Grotte di Catullo è pubblicato l’avviso che "in mancanza di personale, il museo può essere chiuso senza preavviso e senza riduzioni del biglietto"; al Mupre di Capo di Ponte non c’è più personale. "Per cercare di tenere aperti questi siti si sta ricorrendo a delle cooperative che applicano dei contratti inaccettabili ai lavoratori assunti a ore per coprire le carenze, che si sentono soprattutto durante i festivi.

E purtroppo i visitatori se la prendono con i lavoratori perché non comprendono queste situazioni di disagio", evidenzia Marroccoli. Le organizzazioni sindacali (Cisl Fp, Uilpa, Fp Cgil) hanno infatti proclamato lo stato agitazione dando avvio ad una mobilitazione nazionale. Il 13 luglio ci sarà un’assemblea nazionale, ma non si esclude che si possa arrivare allo sciopero.

Federica Pacella