
La 27enne faceva la ragazza immagine nelle migliori discoteche del Garda
Lonato del Garda (Brescia), 13 gennaio 2021 - Segni sul collo, compatibili con il gesto estremo che a prima vista l’avrebbe stroncata. Ci sono i primi, informali esiti dell’autopsia eseguita lunedì sul corpo di Naba Savane, la ballerina 27enne afro-francese cresciuta a Desenzano e trovata morta domenica 3 gennaio nel garage del fidanzato a Lonato del Garda.
Il medico legale incaricato dalla Procura nell’ambito del fascicolo aperto con l’ipotesi di istigazione al suicidio – nessun indagato al momento – si è preso 60 giorni per stendere una relazione approfondita che dia risposte definitive, ma l’esame autoptico confermerebbe lo scenario prospettato inizialmente. Ovvero che la ragazza, madre di un bimbo di un anno, si sarebbe tolta la vita. Nel fascicolo nei prossimi giorni dovranno confluire anche gli accertamenti tossicologici e di laboratorio. Naba infatti combatteva con la droga, un elemento che potrebbe avere avuto un peso determinante nella sua brutta fine.
In parallelo la madre e i quattro fratelli della giovane madre, tramite l’avvocato Corrado Voltolini, cercheranno di mettere insieme tutti i tasselli degli ultimi giorni da viva della ragazza, la cui morte non li convince per nulla. Naba non era tipo da suicidarsi, amava la vita e il suo bimbo, dicono. Impossibile che dietro non ci sia altro, magari qualche pressione o minaccia. E poi come possa aver fatto lei, alta oltre un metro e 70, a togliersi la vita in quel box con il soffitto basso, la cui altezza non supera il metro e 50, è tutto da capire.
Cresciuta sul Garda, ragazza immagine nei locali e nelle discoteche più gettonate del lago, Naba non ha avuto un passato facile. Dopo la gravidanza tanto desiderata, il padre non aveva riconosciuto il bambino e lei si era trasferita con il piccolo a Parigi, dalla madre. Lo scorso ottobre era rientrata in Italia – mentre il figlio Latif è rimasto laggiù – e aveva iniziato a convivere con un 40enne gardesano a Lonato. Ma il rapporto non procedeva liscio e non mancavano litigi.
È stato lui il 3 gennaio a chiamare i carabinieri dicendo che la ragazza, della quale non aveva notizie da un paio di giorni, era in realtà nel suo garage, morta. Il medico legale, dopo l’ispezione cadaverica, ha ritenuto di essere di fronte a un decesso per asfissia da impiccagione. In mano i carabinieri hanno uno scritto d’addio, e allo stato si dicono convinti del gesto estremo.