L’industria arranca "Ma il recupero sarà più rapido"

Fatturato crollato dell’11%, però si investe in tecnologie

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di Federica Pacella

Fatturato in calo dell’11% per l’industria bresciana nell’anno di Covid: un dato migliore rispetto al tonfo del 30% della crisi 2009, ma peggiore rispetto al -5% dell’altro anno nero, il 2012. A tirare le prime somme del 2020 è l’Ufficio studi di Confindustria Brescia, che, quanto al Pil, rileva una calo complessivo del 9,3% del valore aggiunto di tutte le imprese bresciane (industria, agricoltura, costruzioni, servizi). "Nel 2020 – ha sottolineato Davide Fedreghini, nell’appuntamento Scenari & Tendenze dedicato alle aziende - il valore aggiunto ha registrato il calo più intenso dalla grande recessione, andando a vanificare un decennio di crescita del made in Brescia". In un contesto di generalizzato ridimensionamento degli investimenti (-14%), aziende hanno comunque diretto le loro risorse verso tecnologie (10%) e sostenibilità (4%). Difficile ancora capire l’impatto sull’occupazione: il saldo fra avviamenti e cessazioni nell’industria è positivo, ma è influenzato dal blocco dei licenziamenti tuttora in atto. Quanto all’export, nel complesso del 2020, le esportazioni bresciane – pari a 14,9 miliardi – sono diminuite del 9,3% rispetto al 2019. La buona patrimonializzazione delle imprese bresciane, tuttavia, dovrebbe consentire un recupero più rapido di quanto accaduto nella crisi del 2009, ma pesa l’aumento delle materie prime. "Gli aumenti delle commodities – è l’analisi di Achille Fornasini, di Università degli Studi di Brescia - esacerbati dalla contrazione dell’offerta causata da chiusure impianti e miniere, si sta abbattendo sulle nostre imprese, che si trovano a dover trasferire a valle, spesso senza riuscirci, i forti aumenti dei costi di approvvigionamento a cui si sommano i costi di trasporto". Il tema logistico è oggi tra i più critici: con il calo del trasporto aereo, a causa della pandemia, il 60% delle merci mondiali circola a mezzo di navi porta-container. "La scarsità di container ha portato ad un aumento dei costi di nolo, mentre le compagnie marittime fanno cartello. La bolla non è risolvibile a breve, così nella realtà l’incidenza del trasporto soprattutto su beni di basso valore è diventato insopportabile".