L’anello debole fra gli over quaranta

Gli esperti: "In quella fascia di età, sono più a rischio, perché pensano di essere vaccinati"

L’anello debole fra gli over quaranta

Raffaele Badolato direttore della SC Pediatria dell’Ospedale dei Bambini di Asst Spedali Civili e ordinario di pediatria dell’Università degli Studi di Brescia

L’anello debole nella catena dei contagi per il morbillo? I giovani adulti, soprattutto nella fascia tra i 40 ed i 50 anni. "In quella fascia di età, sono più a rischio, perché pensano le persone di essere vaccinate, ma non sanno di non avere la seconda dose". Lo spiega Deborha Pezzola, direttrice della SC Vaccinazioni e Sorveglianza Malattie Infettive della Asst Spedali Civili, che conferma che, come rilevato dai dati dell’ISS, c’è una riduzione delle coperture vaccinali.

Per quanto riguarda il territorio di Ats Brescia, per la vaccinazione morbillo-parotite-rosolia e varicella, nel 2022 la copertura a 24 mesi era del 96%, mentre nel primo semestre 2024 si è scesi sotto il 95% (94,7%), la percentuale necessaria per proteggere chi non può esser vaccinato. "C’è una minore aderenza nei primi 24 mesi di vita, nonostante ci sia l’obbligo vaccinale, quindi il fatto che più persone scelgano di non vaccinare i figli determina un incremento dei casi". Va detto che in Lombardia le percentuali restano alte; in altre regioni, però, si scende anche sotto l’85%, e questo innesca le epidemie. "I bambini – sottolinea Raffaele Badolato, direttore della SC Pediatria dell’Ospedale dei Bambini di Asst Spedali Civili e ordinario di pediatria dell’Università degli Studi di Brescia – fortunatamente sono quelli che vengono ospedalizzati meno per il morbillo. Sotto l’anno di vita (la prima dose è fatta a 13 mesi, ndr) vediamo casi lievi. In ospedale arrivano soprattutto giovani adulti e la popolazione sopra i 40 anni. Parliamo di una malattia che dà spesso complicazioni, gravi in termini neurologici anche in soggetti sani". Sopra i 18 anni c’è più resistenza ai vaccini o, talvolta, non conoscenza del proprio stato vaccinale: per il morbillo, molti hanno fatto solo una dose, non sapendo di dover fare la seconda. Ma sono anche altre le malattie che preoccupano. L’Inghilterra, proprio in queste settimane, è alle prese con la pertosse, di cui si vede un aumento di casi anche in Lombardia. "Per la pertosse serve il richiamo ogni 10 anni; le donne devono farlo ad ogni gravidanza", ricorda Pezzola.

Dopo il Covid, però, sono aumentate le perplessità sulla vaccinazione. "Pensare che si crei un rischio di accumulo – spiega Badolato – è totalmente falso. Il nostro sistema immunitario è in grado di gestire miliardi di germi ogni giorno in totale disinvoltura. Somministrare uno o sei vaccini non fa differenza ed è un regalo per i propri figli. Su Internet ci sono tante notizie raccolte fuori dall’ambito scientifico, che poi creano sacche di resistenza in cui si sviluppano le epidemie. Il morbillo è l’esempio più drammatico".

Federica Pacella