Il carcere di ‘San Vittore’ di Milano e il ‘Nerio Fischione’ di Brescia ai vertici della classifica nazionale per tasso di affollamento sui posti disponibili. Secondo l’aggiornamento al 31 ottobre del Dap, Dipartimento di amministrazione penitenziaria, sono 8961 i detenuti presenti nelle carceri lombarde, più del 150% in più rispetto ai posti effettivamente disponibili. ‘San Vittore’ è al primo posto con il 222,2% di tasso di affollamento, seguito dalla casa circondariale bresciana con il 207,1%. A Como il tasso di affollamento sui posti disponibili è del 192,4%, a Busto Arsizio 191,2%, a Lodi 190,9%, al ‘Resmini’ di Bergamo 181,1%, a Monza 175,3%. Se si considera il tasso di affollamento ‘ufficiale’, che conteggia tutti i posti delle strutture carcerarie, e non solo quelli effettivamente utilizzabili, è Brescia al primo posto per affollamento, con il 207,1%. Poco cambia, in realtà: il punto è che i numeri si ripetono quasi uguali a se stessi, con un trend semmai in aumento, rendendo difficile attuare la rieducazione della pena, nonostante l’impegno di Polizia penitenziaria e volontari. "Affidare al sistema repressivo penale la soluzione di ogni situazione di marginalità – è l’appello al Senato firmato dall’Unione delle camere penali rispetto al pacchetto sicurezza - di devianza, o di potenziale conflitto sociale, anziché percorrere la strada dell’incremento della prevenzione e della riduzione delle cause di disagio sociale che generano i fenomeni della ribellione e della devianza, o anche solo del dissenso politico, finisce con l’alimentare inutilmente una crescente domanda di punizione e con l’incrementare irrazionalmente un sistema carcero centrico produttivo, anche a causa dell’inserimento di ulteriori ostatività, di ancor maggiore sovraffollamento, incompatibile con ogni forma di rieducazione. Questo causa l’aumento del fenomeno della recidiva".
Nel disegno di legge sulla sicurezza, sono state contate ventiquattro nuove fattispecie penali, che moltiplicheranno anche gli anni e le presenze in carcere. "Si tratta di una “riforma“ criminogena, che non può lasciare indifferenti, poiché innalza il livello delle condotte vietate, affidando sempre più al diritto penale il rapporto tra Stato e cittadino", conferma la Camera penale di Brescia. Federica Pacella