Una banda di fantasmi. Il giorno dopo la notizia del furto milionario al Vittoriale degli Italiani tutto trascorre in un’apparente normalità. I turisti, famiglie e gruppi di scolaresche arrivano da ogni dove per visitare la casa che Gabriele d’Annunzio realizzò sulla sponda bresciana del lago, a Gardone Riviera.
Nulla, tra la casa-museo del vate, la nave Puglia e i giardini, racconta delle indagini in corso dopo il clamoroso furto degli ori di Umberto Mastroianni, 49 opere d’arte su 50 (uno è stato recuperato perché i ladri lo hanno perso nella fuga) da oltre un milione di euro. Silenzi. Mezze frasi. Nessuno parla apertamente della collezione depredata.
In biglietteria non si fa neppure cenno al fatto che la mostra non sia visitabile. Ieri, da calendario, era l’ultimo giorno dell’esposizione inaugurata il 30 dicembre. E probabilmente non è un caso che il raid sia avvenuto proprio nella notte tra martedì e mercoledì, a ridosso del finissage.
Basta però avvicinarsi al Museo del d’Annunzio nascosto per notare che qualcosa di strano c’è. Gli accessi sono chiusi da una catena in ferro, l’area è stata sbarrata su indicazione degli investigatori (indagano i carabinieri di Salò col supporto del comando provinciale e gli specialisti del Nucleo tutela patrimonio culturale di Monza, competente per la Lombardia). Un cartello indica che c’è un allestimento in corso a Villa Mirabella, nulla più. Un paio di addetti vanno e vengono. Scusate, era qui la mostra degli ori di Mastroianni? “Sì, ma oggi è chiuso”, risponde frettolosamente un’addetta.
Inaugurato nel 2010 nel grande spazio espositivo del sottoteatro, il sito è praticamente il primo spazio museale che si incontra entrando dalla biglietteria del Vittoriale. I ladri devono aver fatto più di un sopralluogo per capire come muoversi, ma il dubbio di fondo resta: come è stato possibile mettere a punto un blitz del genere senza che scattassero allarmi, senza rompere nessuno dei vetri a incastro delle teche che custodivano gli ori e senza che la vigilanza notturna si accorgesse di nulla?
Passeggiando nel Vittoriale ci si imbatte spesso in cartelli che avvisano della presenza di videocamere. Difficile pensare di passare inosservati accedendo dall’ingresso principale. Ma il Museo del d’Annunzio nascosto è molto vicino all’area di sosta dove auto e pullman possono entrare e fermarsi 24 su 24. “Parcheggio incustodito”, recita un cartello all’ingresso. Le indagini diranno cosa è accaduto, ma potrebbe esser stata proprio quella la via d’accesso.
È possibile che i ladri abbiano approfittato del buio della notte per superare la cancellata (non particolarmente alta) che separa il parcheggio dalla collinetta del Museo. Poi, al riparo della siepe davanti alla struttura, avrebbero forzato la porta laterale senza far scattare l’allarme e agire per compiere un furto all’Arsenio Lupin? Hanno fatto tutto da soli o qualcuno, dall’interno, può aver dato loro una mano?
"Qui di telecamere ce ne sono tante – spiegano due persone, che, per lavoro, frequentano il Vittoriale – ma il parco è talmente grande che non è difficile trovare un passaggio per entrare. Una cosa così ci ha lasciati tutti sorpresi”.
I dubbi riecheggiano anche fuori dal Vittoriale. “L’hanno studiata bene”, commentano al bar di fronte. Le immagini delle telecamere sono al vaglio degli inquirenti ma, come nei migliori gialli, la soluzione potrebbe, arrivare seguendo la pista dell’oro. Di certo, i beni rubati non sono facili da smerciare. Il Nucleo di tutela del patrimonio sta monitorando canali di ricettazione e aste nel dark web.
Oggi potrebbe emergere qualche notizia in più nella conferenza in cui interverranno Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale, la nipote dell’artista Paola Molinengo Costa e Lorenzo Zichichi, presidente del Centro studi Mastroianni.