FEDERICA PACELLA
Cronaca

"La mia battaglia contro il killer mesotelioma"

Brescia, Lorena non si stanca di mettere in guardia da una malattia che non dà scampo: l’ho promesso a mio marito mentre moriva

di Federica Pacella

"L’ho promesso a mio marito, prima che morisse: fino alla fine porterò avanti la battaglia perché si parli di mesotelioma e dei rischi legati all’esposizione all’amianto".

Parole toccanti quelle di Lorena Villabruna, che 8 anni fa, era il 2013, ha dovuto dire addio al marito Raffaele Zappamiglio, scomparso a 67 anni, 8 mesi dopo la diagnosi di mesotelioma pleurico da professione.

"Negli ultimi 35 anni di vita ha fatto l’informatico – racconta Villabruna, residente a Brescia – ma da ragazzino era stato in Svizzera, dove aveva fatto l’idraulico, venendo a contatto con l’amianto. Preciso che non ho avuto nessun risarcimento". Al tempo non ancora accertato che l’esposizione alle fibre di quel materiale avrebbe potuto provocare il mesotelioma, neoplasia che origina dal mesotelio, lo strato di cellule che riveste le cavità sierose del corpo. "Una malattia subdola – ricorda Villabruna – che compare dopo 20-40 anni dall’esposizione, e che non lascia scampo". Dal 1992 in Italia è vietata la produzione e l’uso di amianto (l’Islanda è stato il primo Paese a bandirlo, 10 anni prima), ma gli effetti dell’esposizione sono ancora ben visibili. Secondo i dati di Ats Brescia (guidata dal direttore generale Claudio Sileo, foto), che nel 1994 fu la prima in Italia ad istituire il registro provinciale del mesotelioma, dal 2001 ad oggi si sono registrati nel Bresciano oltre 900 casi di cui 69 nel biennio 2019-2020.

L’ultimo rapporto riferito a questi due anni (sarà presentato domani all’auditorium Capretti), evidenzia in particolare che, di questi nuovi casi segnalati, 46 hanno riguardato uomini e 23 donne; in 61 casi il mesotelioma riguarda la pleura, in 8 il peritoneo. I tassi annui di incidenza sono stimati in 3,95 ogni 100.000 per gli uomini e 1,48 ogni 100.000 per le donne, in linea con il VI rapporto del registro nazionale, mentre a livello regionale i tassi sono leggermente superiori: 5,3100.000 per gli uomini e 2100.000 per le donne. Per il 69% l’origine del tumore è legata all’esposizione professionale, il 20% ignota, mentre in un 10% dei casi non è stato possibile accertare l’origine per mancata disponibilità delle persone interessate a rilasciare le informazioni, a causa soprattutto di problemi di salute.

I settori professionali maggiormente coinvolti sono l’edilizia, l’industria siderurgica e quella del tessile, in linea con la distribuzione regionale e nazionale. Purtroppo, si tratta di una malattia che non lascia scampo: meno del 10% sopravvive a 5 anni dalla diagnosi. In Lombardia ogni anno sono circa 500 i morti per mesotelioma, 30 nel Bresciano. Lo sa bene Villabruna, che ha aperto una pagina Facebook, Mesotelioma Area Brescia, attraverso la quale è entrata in contatto con migliaia di persone in tutta Italia.

"C’è chi va avanti due o tre anni con una buona qualità della vita, ma non c’è speranza – racconta – e temo che il peggio debba ancora venire. Visto il periodo di latenza, credo che i casi siano destinati ad aumentare. Inoltre, se è vero che non c’è più l’esposizione lavorativa, temo che ci sia però un’esposizione di natura ambientale. Io ho fatto un tour tra Brescia e provincia, portando la mia esperienza per convincere le persone a smantellare le lastre di amianto ancora presenti in abitazioni, strutture in campagna. Ma è difficile convincere le persone, perché non si rendono conto di che cosa significa questa malattia. Purtroppo quando ci si accorge di averla, non c’è più niente da fare e non ci sono terapie né cure: i malati sono lasciati soli".

Secondo Villabruna, è fondamentale tenere alta l’attenzione, per creare consapevolezza. "È una malattia dimenticata, probabilmente perché non c’è un interesse da parte delle case farmaceutiche. Io non mi fermo: l’ho promesso a mio marito e continuerò fino alla fine".