MILLA PRANDELLI
Cronaca

La luce fuori dalla caverna Speleologa in salvo dopo 48 ore "Sono molto felice di vedervi"

La trentunenne era bloccata a 150 metri di profondità dopo la caduta, si era rotta la gamba. A farla uscire dalla trappola una squadra di 60 soccorritori: lavoro continuo tra pioggia e buio.

La luce fuori dalla caverna Speleologa in salvo dopo 48 ore "Sono molto felice di vedervi"

di Milla Prandelli

FONTENO (Bergamo)

"Scusate, ho combinato un guaio". La discesa nel buio della cavità carsica e l’incidente a 150 metri di profondità durante la risalita in parete: l’ancoraggio che cede, lei che dondola nella caduta e va sbattere con la gamba contro uno sperone roccioso, la richiesta d’aiuto e poi 48 ore di soccorsi in un ambiente impervio, tempestato pure dal maltempo, fino al ritorno in superficie alle 13.38 di ieri, la gioia che stempera paura e tensione. I suoi ringraziamenti sono una risposta agli applausi del Soccorso alpino: "Molto felice di vedervi". Ottavia Piana, 31 anni, originaria di Adro, nel Bresciano, è un’istruttrice nazionale di speleologia: fin dall’inizio è stata impegnata nelle esplorazioni del Progetto Sebino, il programma che riunisce vari gruppi speleo della Bergamasca. L’Abisso Bueno Fonteno è il tesoro sepolto (a ancora misterioso) tra l’Iseo e il più piccolo lago d’Endine: la grotta, scoperta tra 2005 e 2006 e probabilmente tra le più grandi d’Italia, è formata da un infinito reticolo di cunicoli, pozzi e canyon in parte ancora da catalogare e mappare, incluso un immenso lago sotterraneo. Piana stava aprendo una nuova via. È stata salvata dopo due notti e due giorni di lavoro ininterrotto.

Domenica pomeriggio, dunque. Il gruppo di speleologi è al Bueno Fonteno. Piana resta appesa alla corda ma sbanda, sbatte contro la parete e si procura una frattura alla stessa gamba che aveva già subito una lesione in passato. Da questo momento l’esplorazione si trasforma in una lotta con il tempo. La 31enne si ferma per motivi di sicurezza, interrompendo la risalita. Alcuni colleghi le restano accanto mentre uno esce dalla grotta, raggiunge Fonteno e lancia la richiesta d’aiuto. La macchina dell’emergenza si attiva immediatamente. Arriva la IX delegazione del Soccorso Alpino e Speleologico Lombardo a cui nel corso delle ore si aggiungono colleghi da Veneto, Trentino, Piemonte ed Emilia Romagna: 60 uomini e donne addestrati ai salvataggi in grotta, considerati tra i migliori al mondo, assistiti da squadre di supporto tecnico-logistico e sanitario. Il campo base viene allestito al centro sportivo del paese. Da qui muovono tutti i mezzi diretti all’ingresso di Bueno Fonteno.

L’infortunio è avvenuto in una zona della grotta morfologicamente complessa, tra passaggi stretti e tratti angusti. Ottavia Piana viene assicurata a una barella per la risalita. L’operazione è delicata, si misura in millimetri. Serve una pazienza infinita. I soccorritori lavorano in assenza di luce e sottoposti a una tensione psicologica costante. I primi tecnici arrivano al punto in cui si trova la donna ferita attorno alla mezzanotte di domenica. Piana viene assicurata alla barella per evitare lesioni al collo o alla colonna vertebrale. Si formano squadre di sei persone che si avvicendano per assistere la speleologa, tirare una linea telefonica di contatto con l’esterno e preparare il percorso con l’attrezzatura. Ci si mette pure la pioggia a rallentare le operazioni e a far montare l’ansia. Centimetro dopo centimetro, dal primo pozzo il gruppo risale al secondo fino all’uscita. La squadra dell’ultimo atto è composta da soli bergamaschi: cinque uomini e una donna. "Grazie a tutti", dirà a missione compiuta il governatore Attilio Fontana.

Appena riemersa, Ottavia Piana era provata ma in buone condizioni. Ha ringraziato chi l’ha salvata e con voce flebile ha salutato i presenti, tra cui alcuni parenti. Poi da uno slargo vicino è stata caricata sull’eliambulanza e trasportata agli Spedali Civili di Brescia. Fine dell’incubo.