La conferma di Brescia Il Pd vince al primo turno Niente sorpasso da destra

di Federica Pacella

Non è bastato l’arrivo a Brescia dei leader nazionali dei partiti del centrodestra, a partire dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che venerdì aveva chiuso la campagna elettorale di Fabio Rolfi con Matteo Salvini, Maurizio Lupi, ed i collegamenti di Antonio Tajani e Silvio Berlusconi. Brescia resta roccaforte del centrosinistra, con la vittoria schiacciante, per certi versi inattesa, al primo turno di Laura Castelletti (54,8%) prima donna alla guida di Brescia, civica sostenuta da una coalizione che va dal Pd (sarà il dem Federico Manzoni il vicesindaco) all’ex terzo polo fino all’area più di sinistra. "Non sono la sindaca delle Ztl né radical chic – ha detto, rispondendo al centrodestra -. Ora desidero fare quello che abbiamo scritto nel programma. Ci siamo presi impegno con la città: non l’ho fatto da sola, ma con una coalizione di 8 liste. Il compito ora è realizzare quanto promesso. L’astensione? La partecipazione al voto è cresciuta di 10 punti rispetto alle regionali". Tra i primi a congratularsi con la nuova sindaca, anche Emilio Del Bono, per 10 anni alla guida della Loggia arrivato in Consiglio regionale col record di oltre 35mila voti, e la segretaria del Pd, Elly Schlein, che ha telefonato a Castelletti. Tra i partiti, il Pd si attesta al primo posto con il 26,6% di preferenze; a seguire Fratelli d’italia con poco meno del 17%, mentre la Lega fa meno dell’8% (meglio la civica per Rolfi), solo un punto percentuale in più di Italia Viva, Azione e + Europa. Non supera il 4% Forza Italia, mentre il M5S resta sotto l’1,5%. La grande sconfitta, però, è soprattutto in casa centrodestra (meno del 42% i voti per Rolfi). Nel comitato elettorale di corso Magenta si parla senza troppe ipocrisie di debacle, di un disastro inatteso. "Abbiamo perso – ammette il segretario cittadino della Lega Michele Maggi – spiace visto tutto il lavoro fatto in questi mesi". Per la deputata della Lega Simona Bordonali, l’errore è stato non aver comunicato bene il lavoro di opposizione fatto in Loggia negli ultimi 5 anni. "Grazie a Rolfi – sottolinea Bordonali – che ha rinunciato a fare l’assessore regionale per Brescia". La prima impressione è che non si sia riusciti a convincere gli elettori del centrodestra. "Sapevamo che Brescia è una piazza difficile – ammette Rolfi -. Non siamo riusciti a trasformare il voto politico, che pure c’è, perché la maggioranza è di centrodestra, in voto amministrativo. Non era un referendum sul Governo, ma su due visioni diverse di città. Con noi Brescia avrebbe contato di più a livello nazionale".