Jihadista accusato di tortura, Bougana a giudizio immediato: “Ha seviziato minorenni”

La Procura di Brescia non ha dubbi: il 28enne di Gavardo ha picchiato e torturato almeno un ragazzo. Ma lui nega: “Testimone inattendibile”

Samir Bougana, foreign fighter 28enne di Gavardo

Samir Bougana, foreign fighter 28enne di Gavardo

È accusato di essere non solo uno jihadista, ma anche un picchiatore e torturatore di minorenni. Accuse aggravate da crudeltà, finalità di terrorismo e odio razziale. Andrà a processo il 13 ottobre Samir Bougana, il foreign fighter 28enne di Gavardo finito in manette per la seconda volta a novembre 2022 e tuttora recluso nel carcere di massima sicurezza di Sassari.

Sebbene il giovane marocchino si professi innocente, il pubblico ministero Erica Battaglia non ha dubbi sulla sua colpevolezza e ha ottenuto il giudizio immediato. Arrestato nel 2019 dalla Digos di Brescia a Kobane, in Siria, dove era finito in mano ai curdi, Bougana al momento dell’ultimo arresto stava scontando una condanna a 4 anni, perché ritenuto un feroce guardiano della Sharia, al soldo dello Stato islamico.

Nel novembre 2022 mancavano pochi giorni perché potesse tornare in libertà, ma una nuova misura caute lare l’ha inchiodato in prigione. La sua vicenda era iniziata molti anni fa. Cresciuto appunto a Gavardo, nel 2010 si era trasferito in Germania, dove per l’accusa si radicalizzò. Tra il 2014 e il 2015 volò Siria, a suo dire al seguito di una missione umanitaria. Per la Procura invece per addestrarsi nella cosiddetta “Casa dei tedeschi“, il centro di preparazione alla guerra talebana per i foreign fighters europei.

La seconda inchiesta nasce dalle dichiarazioni di un rifugiato siriano in Germania che per le botte e le scariche elettriche avrebbe riportato cicatrici, danni permanenti e deficit neurologici. La vittima, che aveva 14 anni, avrebbe riconosciuto Bougana come uno dei suoi aguzzini che per tutto il 2014, mentre era detenuto nella provincia di Der Ez Zor, lo avrebbe legato, appeso al soffitto su una sedia metallica, picchiato con bastoni e tubi, fatto oggetto di scariche elettriche. Sevizie destinate ai curdi Yazidi che non intendevano passare dalla parte dei talebani.

Bougana ha sempre negato e il suo avvocato, Salvatore Arcadipane, contesta la presunta inattendibilità della vittima: "Nel 2014 Bougana non si trovava a Der Ez Zor ma altrove, e a dirlo è anche un’altra persona", sostiene il legale ritenendo anche il riconoscimento incerto. L’accusa però ha retto al Riesame. E il caso – la difesa chiede l’annullamento dell’ordinanza – in Cassazione.