BEATRICE RASPA
Cronaca

Iushra, un anno dopo. Il padre: "E' stata rapita, io ci credo ancora"

Sono passti quasi 13 mesi dalla scomparsa della bambina (11 anni) sull'altopiano di Cariadeghe

Il padre di Iushra

Brescia, 15 agosto 2019 - Mohammed Liton Gazi, 49 anni, è il padre di Iushra, la bambina di 11 anni scomparsa sull'altopiano di Cariadeghe, sopra Serle, il 19 luglio 2018. Iushra, affetta da autismo, si trovava in gita con gli educatori e gli accompagnatori dell'associazione Fopab Anffas, insieme ad altri 14 disabili. In molti ricordano  il volto gentile scavato dalla stanchezza del padre di Iushra, la disperazione sempre dignitosa con cui aveva affrontato le lunghe giornate di ricerche a vuoto. Un ospite fisso al campo base a mille metri di quota.

È passato più di un anno ormai dalla scomparsa di sua figlia, come è stato questo periodo?

«Sono stati mesi pesantissimi, e il brutto è che più passa il tempo e peggio sto. È impossibile darsi pace senza avere nessuna notizia. Se almeno saltasse fuori il corpo, con mia moglie potremmo metterci l’anima in pace. Ma così, come facciamo?»

Il 19 luglio è stata organizzata una fiaccolata sui sentieri dove Iushra si è persa, e lei è tornato a Cariadeghe per l’ennesima volta. Che idea si è fatto dopo tutto questo tempo?

«Mi dicono che mia figlia è morta, ma dov’è la prova? Finché non si trova nulla potrebbe pure essere viva da qualche parte, non crede? È stata cercata dappertutto a più riprese da un esercito di professionisti che hanno esplorato persino buchi e pozzi. Io rimango convinto che se avesse avuto un incidente qualche traccia sarebbe saltata fuori».

E che fine può aver fatto Iushra se non è stato un incidente? Pensa ancora a un rapimento anche se la Procura non ha trovato niente?

«Sì, il sospetto continuo ad averlo. Ci sono tanti casi di ragazzine rapite in Italia e nel mondo, sa? E sono ancora vive, magari tenute nascoste da qualche parte».

Ha parlato con gli educatori della Fopab? Li ha mai visti in questo anno?

«No, li avevo visti nell’estate 2018 quando eravamo tutti su a Cariadeghe durante i giorni delle ricerche. Poi basta, nessuno mi ha mai più cercato o avvicinato per un confronto».

La Fopab sostiene che Iushra era scappata anche la settimana prima di sparire buttandosi nel Garda durante un’altra gita, ma in quel caso era stata ripescata. Era insomma di difficile gestione...

«Francamente credo poco a tutto. Non mi risulta. Sapevamo bene che mia figlia spesso si allontanava, ma lo faceva per brevi tratti, non si è mai persa a lungo e non è mai scappata lontano. Inoltre non sapevo che Cariadeghe, lassù dove l’hanno portata, fosse un posto molto pericoloso, un labirinto di grotte e buchi».

E dunque?

«Mah, secondo me gli operatori della Fopab sanno qualcosa che non vogliono dire. Mia figlia non era invalida, era solo una bimba che non parlava, ma per il resto era normalissima. Mi devono spiegare dove sia finita».

A settembre ci sarà l’udienza preliminare per l’operatrice che aveva provato a inseguirla prima di perderne definitivamente le tracce e poi con ogni probabilità sarà istruito il processo. Che cosa si aspetta dalla giustizia?

«Che salti fuori finalmente la verità. Io ci sarò in tribunale, ovviamente».

Lei ha altri figli: Ismail, 8 anni, Ibhaim, 6 e Fatima, quasi due anni. Come avete spiegato ai bimbi che la sorella più grande non è tornata a casa?

«Abbiamo raccontato che Iushra è partita per una lunga gita in montagna con la scuola, e che è ancora via. Sono troppo piccoli per sapere che cosa è successo».

Dove trova la forza per non cedere? Nella religione? È credente?

«Sono musulmano, però credo in un unico Dio per tutti i popoli. No, comunque non è la fede che mi fa andare avanti. Mi tiene su il filo di speranza. Il pensiero che forse non tutto sia perduto».