
Un’immagine del fascicolo aperto in Procura a Brescia a sostegno della denuncia: una mucca sfinita e a terra viene trascinata con un muletto all’interno del macello
Ghedi, 14 febbraio 2017 - Due condanne e quattro patteggiamenti. Così si è concluso il processo Italcarni, il macello di Ghedi chiuso lo scorso anno su mandato della Procura di Brescia perché all’interno era stata trovata carne con una carica batterica 50 volte superiore ai valori di legge. Inoltre gli inquirenti segnalarono episodi di maltrattamenti con gli animali trascinati con catene.
Alla sbarra accusati a vario titolo di adulterazione alimentare, maltrattamenti sugli animali, minacce e falso sono finiti in sei: due veterinari dell’Ats di Brescia, Gian Antonio Barbi e Mario Pavesi, l’amministratore di allora del macello, Federico Osio, e tre dipendenti dell’impianto, Bruno Ferrari, Mohammed Ablouche e Ndrimic Hoxha. Barbi è stato condannato a due anni per maltrattamenti sugli animali (il pm Ambrogio Cassiani aveva chiesto 5 anni) mentre Pavesi è stato condannato a diciotto mesi (3 anni e 6 la richiesta della pubblica accusa). Entrambi sono però stati assolti dall’accusa più pesante: quella di adulterazione alimentare. Ha invece patteggiato una pena a due anni e sei mesi (con interdizione per 6 anni dalla gestione di allevamenti e strutture simili) Federico Osio, l’ex amministratore del macello che ora ha riaperto con un altro nome e la moglie di Osio la dirige. Hanno scelto la strada del patteggiamento anche i tre dipendenti: 1 anno e 10 mesi per Ferrari, un anno e 8 mesi per Ablouche e Hoxha. La società Italcarni ha patteggiato inoltre una multa da 12.900 euro per inquinamento delle rogge. «Siamo davanti a una sentenza salomonica – hanno commentato all’uscita dell’aula dove il processo si è celebrato con il rito abbreviato i legali dei due veterinari, gli avvocati Paolo Morelli e Luca Musso – È caduta l’accusa più pesante e questo ci fa contenti. Attendiamo le motivazioni (il gup Cesare Bonamartini si è preso 90 giorni), ma di certo faremo appello». Riconosciute inoltre a quattro delle cinque parti civili (Comune di Ghedi, Lav, Lac e Animal Amnesty) una provvisionale di 5 mila euro.
Venuta meno l’accusa di adulterazione alimentare è stata esclusa dai risarcimenti l’Adiconsum.«Finalmente lo scandalo del macello Italcarni fa i conti con la giustizia - commenta la Lav attraverso una nota ufficiale - Una condanna clamorosa, con risvolti che riguardano tutta la collettività». La Lega anti vivisezione non si accontenta però della condanna processuale e chiede l’intervento di Regione Lombardia. «Rinnoviamo la richiesta al Presidente della Regione Lombardia di commissariare i Servizi veterinari della Asl di Brescia – sottolineano dall’associazione animalista - Cosa è cambiato nelle procedure di controllo da parte dell’Asl bresciana dopo l’avvio di questa clamorosa inchiesta giudiziaria? Sono emerse falle già evidenziate dall’inchiesta sul canile Green Hill di Montichiari».