Incidenti stradali, emergenza senza fine: "Ho perso mio figlio, la sua sedia vuota è un dolore continuo"

I racconti agli studenti di una scuola media bresciana: le testimonianze di un padre e di una ragazza rimasta in coma

Nìcola, 36 anni, ha avuto un grave incidente in motorino quando ne aveva 13

Nìcola, 36 anni, ha avuto un grave incidente in motorino quando ne aveva 13

Brescia – Nìcola aveva 13 anni e tanti sogni nel cassetto. Quel maledetto pomeriggio di 23 anni fa, a Brandico, voleva andare alla festa di paese, per fare un giro sulle giostre. Salì sul motorino di un amico, incautamente senza casco.

"Erano solo pochi chilometri", racconta oggi, con il rammarico di chi ha imparato a sue spese che la sicurezza non è mai una questione di distanza. Nel suo caso, sono bastati pochi metri, perché un’auto in rientro da un sorpasso tamponasse il motorino, sbalzandola contro la macchina e provocandole un trauma cranico. "Sono stata in coma per due o tre mesi, quando mi sono risvegliata non conoscevo nessuno. Non mangiavo, non camminavo, non parlavo". O

ggi Nìcola ha 36 anni, ha iniziato a muovere qualche passo, grazie alle cure e alla sua volontà di ferro che accompagna una buona dose di ironia. La sua vita non è stata più la stessa. Gli amici sono spariti, compreso il ragazzo che guidava il motorino, mentre Nicola ha dovuto cambiare prospettiva, con l’aiuto della famiglia e con i nuovi amici del Centro La Mongolfiera di Brescia. "Guardo la vita come una sfida continua e ho imparato ad apprezzarla, perché la mia vita è molto cambiata ma non si è fermata", è il messaggio che ha lasciato ai ragazzi della scuola media di Ospitaletto a cui ha raccontato la sua storia (con lei Silvana Ceresa di La Mongolfiera).

"Ogni giorno – spiega Roberto Merli, presidente dell’associazione CONdividere la Strada della vita – gli incidenti stradali provocano la disabilità di 45 persone. Sulle strade non esistono incidenti, perché non c’è nulla di casuale: se bevo la terza birra e poi mi metto al volante e investo qualcuno, è prepotenza stradale". Distrazione, velocità, guida in stato di alterazione: basta un attimo e tutto cambia, come dimostrano anche i numerosi incidenti stradali degli ultimi giorni.

Merli lo sa bene, perché l’8 gennaio del 2000 un automobilista alterato dall’alcol ha investito suo figlio, Alessandro, uccidendolo. "Un’ora prima gli avevo dato i soldi per andare all’oratorio – ha raccontato – un’ora dopo ero seduto con mia moglie in una stanza di ospedale, con un medico che mi diceva che avevano fatto il possibile per salvarlo. È difficile accettare di sedersi a un tavolo e vedere quella sedia vuota. Il dolore non passa mai". Sono tanti i genitori che confidano di voler morire, piuttosto che sopravvivere ai propri figli, dopo un incidente. "L’ho pensato anche io, una bella accelerata contro il muro e si smette di soffrire – racconta – ma sarei un egoista, perché aggiungerei dolore a mia moglie, a mia figlia".

Dalla tragedia, Merli ha raccolto i cocci e, da oltre 20 anni, guida l’associazione che fornisce assistenza psicologica alle famiglie delle vittime della strada e fa informazione, partendo dai giovani (un 10% usa il monopattino elettrico sotto i 14 anni). "La distrazione di un attimo può esser fatale. Oggi tanti usano il cellulare mentre guidano: vale davvero la pena rischiare?".