BEATRICE RASPA
Cronaca

La botola si è aperta e Vasile è sparito nel nulla

Un 53enne muore dopo un volo di dodici metri in una fonderia bresciana. Ora i tecnici di Ats e i militari indagheranno su responsabilità ed eventuali violazioni di norme

Infortunio mortale sul lavoro nella Fonderia di Torbole

Torbole (Brescia) - Un volo nel vuoto di circa dodici metri, e poi lo schianto al suolo. Gli altri operai attoniti, che hanno assistito al dramma e chiamato i soccorsi. Inutilmente. Si continua a morire sul posto di lavoro, anche a Brescia. Ieri l’ennesimo, tragico infortunio è capitato a Vasile Necoara, cinquantraquattrenne romeno di casa a Castelcovati con moglie e figli, precipitato all’interno della Fonderia di Torbole srl, a Torbole Casaglia. La sua tomba. L’uomo, un addetto di un’azienda con sede a Travagliato, a poca distanza, stando alla prima ricostruzione dell’accaduto curata dai carabinieri della compagnia di Chiari, era impegnato in lavori di manutenzione delle condotte di aspirazione delle polveri e dei fumi di fonderia quando alle 13.30 è capitato l’incidente.

Per raggiungere l’imboccatura del tubo era salito con un mezzo meccanico munito di cestello, poi si era calato nella condotta con in mano degli attrezzi per occuparsene e pulirla. All’improvviso una botola ai suoi piedi si è spalancata, e lui è sparito nel nulla. È volato per una dozzina di metri, ed è atterrato in un pozzetto, sfracellandosi. I colleghi si sono precipitati e hanno trovato Vasile privo di sensi. La chiamata al 112 è partita immediatamente e la centrale di prima emergenza ha inviato l’eliambulanza. I soccorritori si sono alternati in forsennati tentativi di rianimazione ma non sono serviti. L’operaio era già morto. Ora i tecnici di Ats e i militari indagheranno su responsabilità ed eventuali violazioni di norme. 

L’ottava vittima “bianca“ in Lombardia solo nell’ultimo mese si è registrata proprio in concomitanza con il presidio indetto da Cgil Cisl Uil sotto il Pirellone per chiedere a imprenditori e politici un’azione condivisa e più incisiva per non continuare a contare vittime sul lavoro. Circa trecento sindacalisti erano in piazza a urlare "Fermiamo la strage" quando si è sparsa la notizia Per Alessandro Pagano, segretario generale Cgil Lombardia, "La politica deve prendersi le sue responsabilità mettendo gli investimenti in sicurezza al primo posto. Poi c’è il tema dell’organizzazione del lavoro che sta in capo alle imprese. I datori di lavoro devono garantire tutte le misure necessarie all’incolumità di lavoratrici e lavoratori all’interno dei processi produttivi. Gli infortuni non sono fatalità ma hanno responsabilità precise". E Ugo Duci, segretario generale della Cisl Lombardia: "Assistiamo ad una strage quotidiana. Questa Regione deve smetterla di prendere impegni, di fare promesse e non realizzare niente di quel che servirebbe. Servono 800 ispettori, professionisti della prevenzione e dei controlli. Perché senza i controlli e le verifiche in tante in tante aziende la sicurezza viene messa sotto il tappeto. Noi noi siamo certo contro il profitto delle imprese, ma le persone, le donne, gli uomini, la salute e la vita devono venire sempre prima di ogni profitto". Infine Danilo Margaritella, segretario generale Uil Lombardia: "Operai, facchini, muratori, braccianti: a morire sono i lavoratori più umili, quelli che nemmeno ci ricordiamo che esistono. Quei morti sono gli ordini di cibo che vogliamo avere entro poco portati da chi non ha tutele e che deve correre per guadagnare. Sono il gadget tecnologico comprato online consegnato da chi è obbligato a ritmi disumani. È doveroso dire basta a tutto questo".