ANTONELLA COPPARI
Cronaca

In migliaia per il gay pride a Roma E Schlein balla Furore sotto il palco

Cori contro Roccella e Pro Vita. La segretaria dem sfila assieme a Boschi, numero due di Italia viva. Gli organizzatori: "Siamo un milione, mai vista così tanta gente". La Questura: erano in 40mila.

di Antonella Coppari

Armocromaticamente perfette. Maglia bianca e blue jeans per Elly, jeans bianchi e canotta in tinta per Maria Elena. Di solito arcinemiche la leader del Pd e la numero due di Italia viva sfilano insieme per le vie di Roma nel giorno del Gay Pride. Corteo arcobaleno e provocatorio come da tradizione: elmi da gladiatori con piume, vestiti tanto luccicanti da far invidia a Kendall Jenner, persino una Venere di Botticelli che fa il verso a quella ’governativa’ con t-shirt su cui c’è scritto ’Open to love’.

Quanti sono? Secondo gli organizzatori un milione: "Mai vista così tanta gente". Va da sé che esagerano parecchio. Secondo la Questura 40mila: anche qui l’esagerazione, stavolta per difetto, è più che plausibile. Ballano, sparano musica a tutto volume, e non solo le canzoni che nel corso del tempo hanno adottato come loro inno - Rumore di Raffaella Carrà o Furore di Paola e Chiara, madrine di questa edizione – ma anche un ritornello molto meno usuale: Bella ciao. In tono con la versione ’Querresistenza’ della manifestazione 2023. Gli slogan? Molti contro i ’Pro Vita’ ("Bastardi’ il più soft) e tanti anti-governativi: ’Meno Meloni, più ricchioni’, ’Meno fasci, più froci’, ’Roccella e Meloni fuori dai coglioni’, ’Meno Rocca, più Rocco’.

La polemica è invece musica per le orecchie degli esponenti dell’ opposizione che si contano a decine. Il centrosinistra è presente in massa, animato da un afflato unitario quale non s’era mai visto e raramente si vedrà di nuovo. Non solo Pd e Iv rappresentate ai massimi livelli dalle rispettive ladies, ma ci sono pure Azione, +Europa con Emma Bonino e Riccardo Magi nonchè il Movimento 5 stelle. Anche se Giuseppe Conte non si fa vedere, i pentastellati però sì, anche troppo: sono i soli a presentarsi con le bandiere al vento "perché è importante dare un sostegno visibile" scandisce la senatrice Alessandra Maiorino. Ma gli organizzatori non si convincono e esigono che vengano ammainate. Non che i partiti rinuncino a coltivare il loro orticello: Elly Schlein – che si scatena ballando Furore sotto il palco – non risparmia la propaganda. "Il Pd sarà sempre nei luoghi della tutela e della promozione di diritti Lgbtq+. Abbiamo una destra che ci fa arretrare su questi temi". Sorridente al suo fianco Boschi non si risparmia la replica: "Se c’è una legge sulle unioni civili in questo paese è grazie al governo Renzi".

In primissimo piano i rappresentanti delle Istituzioni presenti e passati: il caso del momento è il ritiro del patrocinio da parte del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, che pure ribadisce "di sostenere i diritti Lgtbq+". Tuona il suo predecessore Nicola Zingaretti: "La Regione doveva stare qui. Dopo dieci anni in cui c’è sempre stata io continuo ad esserci". Con lui c’è il primo cittadino della capitale, Roberto Gualtieri, fresco di polemica rovente per aver trascritto gli atti di nascita di due bambini nati all’estero da due coppie di mamme. La destra per la verità medita di impugnarle: "Ci rivolgeremo al prefetto Giannini", ha promesso FdI. "Queste trascrizioni si fanno in tutta Italia – rilancia il sindaco – sbaglia chi chiede l’intervento del prefetto". In realtà la maggioranza tiene i toni bassi, probabilmente anche perché non ha interesse a suscitare clamore intorno al Pride. Maurizio Gasparri è quasi burocratico: "Diritti per tutti, ma tutela rafforzata per la famiglia naturale". Molto più infuocata Licia Ronzulli: "A sentire gli slogan i veri intolleranti sono loro".