In cima all’Adamello: "Il ghiacciaio più grande destinato a scomparire entro la fine del secolo"

Sentenza senza appello quella dell’esperto di idrologia Roberto Ranzi. Nefasto l’abbinamento tra diminuita nevosità e aumento delle temperature. .

In cima all’Adamello: "Il ghiacciaio più grande destinato a scomparire entro la fine del secolo"

In cima all’Adamello: "Il ghiacciaio più grande destinato a scomparire entro la fine del secolo"

"Il Ghiacciaio dell’Adamello, il più grande Italia, 15 chilometri quadrati di superficie, scomparirà entro la fine del secolo per effetto del riscaldamento globale". Una sentenza senza speranza d’appello quella di Roberto Ranzi, professore ordinario di Costruzioni idrauliche e marittime e Idrologia all’Università degli Studi di Brescia, che ha presentato i risultati finali del progetto Climada, iniziativa co-finanziata da Fondazione Cariplo e Lombardia con Edison, Valle Camonica Servizi Vendite e il sostegno di Bayer. Partner, Fondazione Lombardia per l’Ambiente, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Politecnico di Milano, Università degli Studi di Brescia e Comunità Montana Valle Camonica/Parco dell’Adamello.

È la cronaca di una morte annunciata: la diminuita nevosità invernale si somma all’aumento delle temperature. Le misure di accumulo nivale effettuate dalla metà degli anni Sessanta nel sistema idrografico del Sarca-Chiese-Oglio mostrano una diminuzione compresa tra il 5 e il 6% ogni dieci anni rispetto al valore di 800 millimetri di equivalente in acqua misurati al di sopra dei 2.500 metri nell’aprile all’inizio del monitoraggio. Le temperature dell’aria misurate dal 1996 al 2022 alla diga di Pantano d’Avio, ai piedi del Monte Adamello sul versante lombardo, sono aumentate di circa 0.4°C ogni dieci anni, con effetti molto gravi anche sul permafrost la cui fusione rende instabili le pareti rocciose, aumentando i rischi per gli alpinisti. Il bilancio di massa calcolato nell’ultimo quindicennio marca una perdita media di quasi -2.2 metri all’anno di spessore equivalente in acqua, contro i -1.4 metri all’anno dei 15 anni prima.

Come inevitabile conseguenza, la diminuzione areale del ghiacciaio prosegue inesorabile. La superficie misurava 15,7 chilometri quadrati nell’agosto 2007 mentre si è ridotta a 13,1 nel 2022, con una media di -11% ogni 10 anni. Le misure di bilancio di massa effettuate nel 2022 dai glaciologi lombardi e trentini attestano una perdita media di spessore più che doppia rispetto alla media tra il 1995 al 2009.

Se si assume che il riscaldamento globale sia quello previsto dagli scenari più ottimisti, corrispondenti a un riscaldamento contenuto sotto i 2°C rispetto al clima attuale, la scomparsa del ghiacciaio avverrebbe prima del 2080. Un’ulteriore accelerazione potrebbe derivare dall’annerimento del ghiaccio causato dal deposito di polveri trasportate dal vento e dallo sviluppo di sostanze organiche che aumentano la predisposizione ad assorbire radiazioni solari e fondersi.