Omicidio Ziliani, il sindaco: "Abbiamo avuto sempre dei sospetti sul diabolico terzetto"

Giuseppe Pasina: "Nessuna sorpresa. Tutti pensavano che l’orribile fatto fosse stato commesso dalle figlie e dal loro fidanzato"

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Temù ieri mattina si è svegliata con una certezza, confermata dalle parole delle persone direttamente coinvolte e non solo dai riscontri investigativi di carabinieri e Procura di Brescia. Ad uccidere Laura Ziliani lo scorso otto maggio sono state le sorelle Paola e Silvia Ziliani con l’altro componente del trio: Mirto Milani. È stato lui il primo a cedere, come si presagiva da giorni. Ha parlato. Ha raccontato che a entrare in azione è stato il terzetto, accumunato da interessi economici e da una relazione torbida, che lo vedeva in intimità con entrambe le Zani: Silvia, la fidanzata ufficiale, 28 anni e Laura, la più piccola di appena 20. Dopo un anno i residenti si sbilnciavano, dicendo quello che tutti sospettavano ma che, con la riservatezza della gente di montagna nessuno ha mai detto apertamente: "sono stati loro". "La notizia non ci ha sorpreso – spiega il sindaco di Temù Giuseppe Pasina, che ieri era per le strade del paese in maglia mimetica, pronto a lavorare nel proprio albergo - È dall’inizio che sospettavamo che l’orribile delitto fosse stato commesso dalle figlie e dal fidanzato. Ora lo hanno ammesso".

I vicini di casa non hanno voluto commentare. Le finestre dell’amica del cuore Nicoletta, ieri erano chiuse, forse per evitare i cronisti a cui ad agosto aveva fornito molti dettagli, spiegando che poco dopo la scomparsa della Ziliani la madre di Mirto Milani si era trasferita per un periodo nella casa degli orrori, che era stata pulita da cima a fondo e rivelando che Mirto Milani quando mamma Laura non c’era viveva con le due ragazze senza che lei lo sapesse. Aveva raccontato che alle finestre erano state messe tende che non c’erano mai state, quasi a proteggere la privacy di chi era all’interno.

"In paese lo sapevamo tutti ma abbiamo concesso il beneficio del dubbio – hanno detto a Temù – ora hanno parlato. Devono pagare per quello che hanno fatto, anche se la confessione appare quasi un modo per ottenere qualche sconto di pena. È evidente che sono senza scrupoli. Non possono essere perdonati". È invece pronto a concedere il perdono cristiano il parroco don Martino Sandrini, consapevole però che la giustizia debba fare il suo corso. "Si devono recuperare le persone, quando ci sarà la condanna per la colpa, se è cosi". A Temù nessuno pare pronto a perdonare le sorelle e Mirto. E alcuni abitanti dovranno tetimoniare al processo contro il terzetto diabolico.