
Le conclusioni della Procura di Lodi sul caso Bolzoni. Trentacinque coltellate inferte al sessantenne
Giudizio immediato in Corte d’Assise a Milano per l’omicidio di Roberto “Rambo” Bolzoni, il sessantenne ucciso con 35 coltellate alla gola lo scorso 18 febbraio in piazza Omegna: lo ha disposto la Procura di Lodi. A rispondere del delitto Roberto Zuccotti, 49 anni, residente a Crespiatica e il nipote Andrea Gianì, lodigiano di 29 anni. Ai due verranno contestati i reati di omicidio volontario pluriaggravato e rapina. Bolzoni era stato ritrovato senza vita dalla moglie all’interno dell’abitacolo della sua Volkswagen, parcheggiata a un centinaio di metri dalla loro abitazione di via Raffaello Sanzio. Erano passati due giorni dalla sua scomparsa. E proprio sulle sue ultime ore di vita hanno indagato per mesi i carabinieri del Nucleo investigativo di Lodi e i Ris di Parma, che erano riusciti a risalire ai due uomini grazie alle telecamere di sorveglianza del punto Snai di via Villani. Bolzoni, Zuccotti e Gianì erano infatti frequentatori abituali del centro scommesse, dove si erano conosciuti e dove avevano passato il pomeriggio di domenica 16 febbraio. Il sessantenne aveva poi riaccompagnato zio e nipote in via Luigi Bay, dove risiedeva il più giovane, che aveva dichiarato più volte la sua estraneità ai fatti. Una versione che sarebbe stata smentita da alcuni elementi emersi durante le indagini.
Secondo l’accusa Gianì e Zuccotti avrebbero incontrato la vittima anche dopocena, proprio nel parcheggio dove si sarebbero consumati l’omicidio e la rapina. Sottoposti a fermo il 23 febbraio, gli inquirenti avrebbero rilevato sulle scarpe dei due accusati delle tracce ematiche compatibili con il sangue di Bolzoni. Mancano ancora all’appello l’arma del delitto e alcuni oggetti di proprietà di Rambo, tra cui le chiavi dell’auto, un anello e una collanina d’oro. La prima udienza è fissata per il 3 novembre.