
Focolaio di Covid all’interno dell’ultimo allevamento di visoni della provincia di Brescia, che cesserà la sua attività di allevamento di animali da pelliccia, come prevede la legge. Uno dei capi è risultato positivo e così, ieri, tutti i 1.600 animali sono stati abbattuti secondo quanto previsto dal ministero della Salute il 3 maggio.
La procedura è stata affidata al dipartimento veterinario di Ats Brescia, che ha emesso il proprio provvedimento l’altro ieri, informando l’allevatore e tutte le istituzioni interessate, incluso il Comune di Calvagese. Durante le operazioni a presidiare la zona c’erano carabinieri, Digos e polizia locale. All’interno i tecnici di Ats, dotati di tutte le protezioni, hanno portato a termine l’abbattimento. Attualmente, infatti, è impossibile stabilire se esista una cura e la normativa prevista dal Regolamento Europeo 10992009 prevede l’abbattimento di tutti i capi conviventi con quello malato. Nel giro di pochi giorni l’allevamento chiuderà e l’allevatore Giuseppe Cerri, dopo 40 anni di attività, andrà in pensione.
"I visoni, così come i furetti, sono un bacino per il virus del Covid – spiega la veterinaria Lorella Morandi, che per anni ha combattuto contro la chiusura degli allevamenti del Bresciano –. Quello che si sa è poco. Di certo l’uomo può trasmetterla a loro, come accaduto in Danimarca dove i lavoranti di un allevamento erano tutti positivi e loro hanno infettato i visoni.
Il problema è che sembra che all’interno del corpo di questi animali ci possano essere delle mutazioni del virus e quindi i vaccini che abbiamo fatto potrebbero avere meno valore". Una conferma arriva da Ats. "Dal punto di vista della letteratura scientifica è possibile che ci possa essere una trasmissione dall’animale all’uomo in determinate condizioni – spiega il direttore del dipartimento veterinario di Ats Brescia, Antonio Vitali – e per questo il coronavirus è stato inserito nella categoria A delle malattie animali che prevedono l’abbattimento".