Giuliano Rossini e Silvia Fornari, la mappa del tesoro dei coniugi evasori di Gussago

Brescia, il bottino sale a 15 milioni: gli ultimi tre nascosti tra cantina e sottotetto di un’altra casa. Continua la caccia ai soldi, per gli investigatori siamo solo all’inizio: occultati all’estero altri fondi

La coppia e la ruspa che ha trovato i soldi in giardino

La coppia e la ruspa che ha trovato i soldi in giardino

Gussago (Brescia) -​ A sentire la storia della coppia di Gussago che pare abbia nascosto compulsivamente contanti provento della gigantesca frode fiscale in ogni dove, viene in mente una scena culto di uno dei film di Ugo Fantozzi. Geloso della consorte Pina, il nostro ragioniere a caccia di inconfutabili prove della tresca intrecciata dalla moglie con un panettiere, viene travolto da montagne di sfilatini di pane stipati in qualunque pertugio, armadio, stanza, anfratto dell’abitazione. La scena che ormai da dieci giorni a questa parte continuano a rivivere carabinieri e finanza durante le innumerevoli perquisizioni negli appartamenti della famiglia di Giuliano Rossini, 46 anni, e della moglie Silvia Fornari, 40, marito e moglie rottamai di Gussago, stile di vita senza sfarzi, è identica. Solo che a piovere dal cielo - o a venire alla luce dalle viscere della terra - non sono michette ma bigliettoni a molti zeri. Tanti da non crederci. L’ultima novità è il sequestro sabato scorso di altri tre milioni e mezzo recuperati in un’abitazione inutilizzata di pertinenza dei Rossini a un paio di civici di distanza da quella in cui vive il figlio della coppia, Emanuele, 22 anni - a sua volta coinvolto dall’inchiesta e ai domiciliari con la zia materna Marta - a Gussago.

Un ritrovamento che porta la caccia al tesoro a quota 15 milioni, per chi indaga solo una parte dell’incredibile bottino accumulato in anni di frodi fiscali e magheggi con le società cartiere e l’estero ad opera dei Rossini, presunti capi di un’associazione a delinquere che ha emesso fatture false per oltre mezzo miliardo ed evaso tasse per almeno 93 milioni. Ricapitolando: dopo gli otto milioni in contanti disseppelliti in un terreno incolto (ma cintato) di fronte alla casa in cui dimoravano i coniugi pima di trasferirsi in carcere, è stata la volta del recupero un altro milione e 600mila euro in un sottotetto della stessa casa.

Nei giorni a seguire le ruspe si sono riposate, ma non i carabinieri e la finanza che, supportati dai cash dog, i cani esperti a fiutare contanti, in mano appunti della contabilità sequestrati a Brione, si sono diretti a Gussago, nella casa di famiglia dove il figlio Emanuele da qualche mese vive con la fidanzata. Qui, tra soffitta e garage, ecco saltar fuori un altro milioncino. Sabato scorso, infine, la nuova scoperta in quella che ormai appare una sequenza al confine con la realtà. In un altro appartamento di pertinenza dei Rossini, all’interno di una corte, sempre a Gussago, era custodito un altro ragguardevole tesoretto. Tre milioni e mezzo di euro in banconote dai 50 euro in su - molti anche i 500 euro - disseminate tra cantina, garage, sottotetto e in questo caso anche in una cassaforte - circa mezzo milione - smurata dagli investigatori. Tutto suddiviso con la consueta metodicità e cura in buste sottovuoto. Solo la punta di un iceberg, sono certi carabinieri e finanza, di un bottino accumulati in anni di frodi. Frodi peraltro ammesse dalla coppia, che ha promesso di far trovare altri soldi all’estero e si è riservata di scendere nei dettagli delle contestazioni rendendo interrogatorio al pm.