FEDERICA PACELLA
Cronaca

Ghiacciai, la ritirata diventa corsa: preoccupa la fusione del Mandrone

I dati del Servizio Glaciologico Lombardo non lasciano dubbi sull’effetto dei cambiamenti La parte frontale ha visto una perdita di 12 metri nel 2020 e 23 metri nel 2021 per le stagioni più calde

Le immagini raccolte testimoniano un arretramento continuo del ghiacciaio

Brescia - Due estati in due secondi, con un bilancio che, ancora una volta, deve evidenziare l’urgenza di intervenire per ridurre le emissioni climalteranti. Immagini potenti quelle raccolte dal Servizio Glaciologico Lombardo nel video dedicato all’effluenza del Mandrone del ghiacciaio dell’Adamello, in Val Camonica, che racconta la riduzione del ghiacciaio, sentinella per eccellenza del cambiamento climatico.

"L’arretramento di questi importanti ecosistemi di alta quota è un processo lento e, nel contesto climatico attuale, inesorabile", spiegano Cristian Ferrari (Commissione Glaciologica della SAT) e Riccardo Scotti ed Amerigo Lendvai (SGL). "Solo con un approccio scientifico supportato da misure, rilevazioni e fotografie può essere reso più comprensibile anche oltre le famose notizie di una calda giornata d’agosto. Abbiamo provato a riassumerlo in un contributo video, nel testo sotto l’approfondimento con i dati di cosa è successo negli ultimi due anni". Come spiegato dettagliatamente da chi ha condotto le ricerche, la fronte del Mandrone è la colata di ghiaccio più imponente del complesso sistema del ghiacciaio dell’Adamello: un lento fiume di ghiaccio che trasferisce massa dai 3.150 metri del Pian di Neve, attraverso il Passo Adamè, dove il ghiacciaio ancora oggi raggiunge circa 230 metri di spessore, per poi esaurirsi 5 chilometri più a nord all’ombra delle vette delle Lobbie nella porzione di ghiacciaio in territorio trentino.

La fronte, che arriva a 2.600 metri di quota, sta subendo da anni una contrazione molto accelerata per le alte temperature estive e la riduzione del trasferimento di massa dai bacini più elevati, dove la neve fatica sempre di più a conservarsi. Da quando, 14 anni fa, SGL ha iniziato a misurare la fusione superficiale grazie ad una coppia di paline ablatometriche, il ghiacciaio in questa porzione ha perso circa 65 metri di spessore: un dato impressionante, ma simile a molte altre fronti glaciali alpine. Si tratta di oltre 4,5 metri all’anno, anche se le ultime due estati (come testimoniato dal time-lapse) sono state contraddistinte da perdite ben sopra la media: 5,1 metri nel 2020 e 5,9 metri nel 2021. Il frontale, misurato storicamente dalla Commissione Glaciologica SAT, vede un ritiro di 12 metri nel 2020 e 23 metri nel 2021.

Nel suo complesso il ghiacciaio dell’Adamello ha perso una superficie pari a 570 campi da calcio (4 chilometri quadrati) in soli 33 anni. Questi numeri, resi visibili, almeno per gli ultimi due anni, dal video, rendono forse più chiaro ed evidente il reale problema del ghiacciaio, ovvero l’intensità e la durata della fusione estiva. "Questo è il vero processo che agisce in modo inesorabile consumando i nostri ghiacciai – sottolineano gli studiosi - e molto meno evidente per l’occhio umano rispetto a singoli modesti “collassi“ di qualche blocco di ghiaccio che non hanno praticamente alcuna incidenza sul ritiro del ghiacciaio".