
I fusti contenenti cianuro sequestrati
Lumezzane (Brescia), 7 febbraio 2025 – Cento chili di cianuro in polvere altamente tossici stipati in due vecchi fusti. È quanto scoperto mercoledì nel sito della ex Ghidini, una delle molte ditte che a Lumezzane si occupavano della lavorazione dei metalli. Nell’ex fabbrica dismessa che dà su via Donizetti, nella frazione di Sant’Apollonio, sono rimasti molti scarti di produzione, anche rifiuti pericolosi, tanto che l’area è finita sotto sequestro. Il rinvenimento è avvenuto in una operazione congiunta tra i carabinieri forestali di Marcheno e di Concesio, i tecnici del Dipartimento dell’Arpa e i vigili del fuoco di Gardone Valtrompia e Brescia.

Il monitoraggio
Da anni l’amministrazione comunale ha avviato un progetto di monitoraggio del territorio per arginare l’inquinamento del torrente Gobbia e non solo. Incrociando i dati del registro delle imprese e delle autorizzazioni della Provincia, i tecnici battono a tappeto le attività operanti nel settore della galvanica tuttora attive ma anche aziende chiuse. Il sopralluogo nell’ex stabilimento Ghidini è sfociato appunto nella scoperta dei cento chili di cianuro stoccati in due fusti che erano lasciati incustoditi nei capannoni.
Conseguenze potenziali
Il rischio che dalle polveri potesse sprigionarsi una nube tossica ha imposto l’intervento dei vigili del fuoco esperti in sostanze inquinanti, i pompieri appartenenti al nucleo speciale Nbcr (nucleare, batteriologico, chimico e radiologico), dotati di una strumentazione tecnica specifica per trattare i veleni. Ma non è tutto. Nella ex Ghidini sono state scovate altre sostanze cancerogene: nichel e cromo esavalente, contenuti in alcune vasche metalliche corrose dagli agenti atmosferici e dagli anni.