
L’ultima inchiesta della Finanza e della Dda sfociata in sei misure cautelare. Un quadro di Fontana e Rolex a garanzia del debito di un imprenditore.
Fatture false per 250 milioni di euro. Quadri e Rolex. Società edili che somministravano illecitamente manodopera tra Brescia, Bergamo, Milano. Estorsioni e un sequestro di persona. E la longa manus della cosca ‘ndranghetista Piromalli-Malè, che conterebbe su personaggi ben radicati al nord - nello specifico a Brescia - esperti a cavalcare la peculiarità “patologica“ del territorio: la frode fiscale in combutta con commercialisti e consulenti. Ingredienti dell’ultima inchiesta della Finanza e della Dda sfociata nell’esecuzione di sei misure cautelari e in un sequestro preventivo (in parte per equivalente) di 27 milioni. Le manette sono scattate per Antonio Luppino, 57 anni, calabrese pregiudicato, di casa in Franciacorta e arrestato a Palazzolo, finito in cella con il collaboratore Michelangelo Rodi, con Claudio Medici, bloccato in Svizzera, Damiano Dell’Aglio e Adamo Gentile, tra Milano e Monza-Brianza. Ai domiciliari invece, a Rovato, il consulente finanziario Matteo Olivari. Chi indaga - le Fiamme gialle con il nucleo di polizia economico finanziaria, il Gico e lo Scico, coordinati dal procuratore Francesco Prete e dalle colleghe Carlotta Bernardini e Claudia Passalacqua - li accusano a vario titolo di un sequestro e di condotte estorsive aggravate dal metodo mafioso ai danni di un imprenditore dei metalli non ferrosi per 1,5 milioni.
Il sequestro è del 19 febbraio 2022: un prestanome, reo di essersi impossessato di 250mila euro della società che rappresentava, stipendiato duemila euro al mese pur non sapendone nulla, se la vide con quattro uomini che gli piombarono a casa, lo obbligarono a uscire e, dopo averlo picchiato e minacciato con una pistola, lo fecero salire su una Mercedes. Un episodio notato dai vicini che chiamarono il 112. Contattato dai carabinieri mentre era in auto con i malviventi, la vittima fu costretta a negare di avere problemi. Fu lasciato in un bar, mentre i militari rintracciarono (e incastrarono ) due presunti sequestratori per via delle nocche delle mani insanguinate.
E poi ci sono un paio di estorsioni nei confronti di un imprenditore. Le sue società, che nel 2021 fatturavano 190 milioni, nel 2022 rischiarono di finire gambe all’aria per la guerra russo-ucraina, che bloccava i rifornimenti di metalli non ferrosi. Per “aiutarlo“, Olivieri gli avrebbe presentato Medici, titolare di un’azienda svizzera del settore, che accettò di vendergli subito 1,5 milioni di merce a prezzi vantaggiosi (grazie al nero guadagnato con le frodi, ritiene l’accusa) e pagamenti dilazionati. A garanzia, l’imprenditore lasciò un quadro di Lucio Fontana - uno dei celebri tagli, valore 40mila euro - e sei Rolex. Non riuscendo a saldare il debito, tuttavia, questi nel giugno 2023, durante un incontro in un Mc Donald’s di Milano con Mancini stesso, “zio Angelo“ (Dall’Aglio), e un terzo uomo, sarebbe stato picchiato e minacciato con un’arma. Sempre Olivari gli avrebbe suggerito di non denunciare ma di affidarsi alla protezione di Luppino, definito nelle intercettazioni "il capo dell’ndrangheta di Brescia". Una protezione pattuita per 20mila euro, ma il cui costo alla fine per l’accusa triplicò. La vittima avrebbe consegnato pure orologi per 550mila euro e in un’altra occasione 150mila euro a due complici (arrestati in flagranza).
L’inchiesta ha messo in luce, inoltre, una frode milionaria nell’edilizia grazie al giro delle solite “cartiere“, con bonifici all’estero e rientro dei contanti in Italia, ma anche con la somministrazione di manodopera abusiva da parte di srl che si servivano di crediti falsi per abbattere l’Iva, pagare locazioni post Covid, acquistare fittiziamente attrezzature o fotovoltaico. Uno scenario nel quale si inseriscono le interdittive (per otto mesi) notificate a sette attività imprenditoriali e a due studi professionali (un commercialista e un consulente lavoro).