Stop alla frana del monte Saresano: anche la Provincia di Brescia batte un colpo

È arrivato il supporto ai 16 comuni del lago d’Iseo coinvolti dal cedimento della montagna di Tavernola

Sono quaranta i sensori che monitorano la situazione

Sono quaranta i sensori che monitorano la situazione

Brescia -  Mancava all’appello solo la Provincia di Brescia, che ieri non ha mancato di far arrivare il supporto ai comuni interessati dalla frana del monte Saresano, approvando all’unanimità la mozione proposta dal G16. Questo il nome del coordinamento dei 16 Comuni delle sponde bresciana e bergamasca del lago d’Iseo, coinvolti loro malgrado dal movimento franoso della montagna di Tavernola Bergamasca, che nei mesi scorsi aveva accelerato la sua corsa, facendo temere il peggio: il crollo di 2,1 milioni di mc dal monte sopra il cementificio Italsacci, che avrebbe potuto provocare un’onda anomala in grado di investire Monte Isola ed i comuni rivieraschi. Per ora la situazione è sotto controllo, sotto la stretta osservazione, dal 24 agosto scorso, del centro di monitoraggio geologico di Arpa Lombardia.

Un pericolo scampato, ma non scomparso. Per questo il G16 (Castro, Costa Volpino, Iseo, Marone, Monte Isola, Paratico, Parzanica, Pisogne, Predore, Riva di Solto, Sale Marasino, Solto Collina, Sulzano, Tavernola) ha proposto alla Provincia Brescia di approvare la mozione che impegna il presidente Samuele Alghisi ad attivare tutti i canali istituzionali per analizzare con urgenza cause e concause del fenomeno franoso, a prescindere dal rallentamento, per "evitare di abbassare la guardia di fronte a un fenomeno, comunque, di dimensioni preoccupanti, potenzialmente pericoloso per l’incolumità degli abitanti dei Comuni rivieraschi e di Monte Isola e che già attualmente sta nuocendo all’economia locale".

Si chiede inoltre di intervenire per prevenire eventuale dispersione di sostanze inquinanti nel caso in cui la frana travolgesse il cementifico e di chiedere a Regione la sollecitazione dello Stato per stanziare risorse adeguate a realizzare un progetto, anche pilota, di messa in sicurezza definitiva del Monte, con la stabilizzazione dell’area o con una rimozione controllata. Il consiglio provinciale ha approvato la mozione all’unanimità. "Sulla questione del rischio relativo al movimento franoso avevamo chiesto anche noi un intervento – ricorda Alghisi – è vero che c’è stato il rallentamento, ma non c’è ancora la messa in sicurezza". Da parte sua, il G16 chiede proprio che gli enti siano compatti nell’affrontare una questione così impegnativa dal punto di vista finanziario ed operativo. "La stessa mozione è stata votata dalla Provincia di Bergamo e dalla Comunità montana – spiega Nicola Macario, portavoce del G16 – ora le raccoglieremo tutte, comprese quelle votate dai singoli Comuni, e poi scriveremo una lettera allo Stato Centrale ed alla Regione, per chiedere una risoluzione definitiva".