
Alcune forme di formaggio
Seconda e penunltima puntata di un caso è scoppiato all’inizio di luglio e la polemica si è fatta subito rovente. L’Ue si è detta pronta ad aprire una procedura di infrazione contro l’Italia. Il motivo è semplice, per Bruxelles la legge italiana vieta l’uso di polvere di latte per la produzione dei formaggi non va bene perché limita la concorrenza. (2 - continua)
Brescia, 23 luglio 2015 - Giancarlo Panteghini, presidente di Cissva afferma il suo no deciso alla possibilità di produrre formaggi con il latte in polvere. «Affermo la mia assoluta contrarietà all’uso di latte in polvere nei caseifici - dice il presidente di una delle più importanti cooperative del settore lattiero caseario del bresciano, associata a Coldiretti - Credo che sia ingiusto nei confronti dei produttori corretti». Panteghini ritiene che utilizzare latte in polvere potrebbe «uccidere la territorialità». «Usare polvere di latte significherebbe togliere la tipicità e rendere inutili le Dop, per cui tanto abbiamo faticato, non ultima quella appena ottenuta da parte del nostro silter, che della Valcamonica e del Sebino è uno dei portabandiera».
Cissva, attualmente conta 60 soci e 32 conferenti che in totale fanno arrivare nel caseificio di Capo di Ponte 160mila quintali di latte prodotto da bovine che pascolano nei prati da Sulzano a Vezza d’Oglio. Con essi sono prodotti 17mila formaggi stagionati, 500mila Rose camune e 150mila formaggi di tipologia varia. «Ognuno dei nostri formaggi racconta la storia dei nostri agricoltori e del nostro territorio - spiega Panteghini - A tutti ricordo che sono molti coloro che trascorrono tutta l’estate all’alpeggio. In cambio le vacche regalano loro un prodotto genuino e che è diverso di territorio in territorio. A rendere ogni latte speciale sono l’acqua e il nutrimento fatto di erbe e fiori.Prodotti eccellenti che parlano dialetto bresciano. Con la polvere tutto diverrebbe omogeneo». Panteghini pensa che la decisione dell’Europa vada contro l’agricoltura italiana e favorisca le grandi catene di distribuzione, che, come spiega, sono quasi tutte straniere. «A chi non vive qui non interessa il benessere dei nostri lavoratori - sottolinea - a noi sì. Facciamo l’esempio di Cissva. Quasi tutti i nostri formaggi sono venduti fuori dalla Valcamonica, di modo da lasciare spazio ai piccoli produttori che vogliano commercializzare i loro prodotti in zona. Il che crea lavoro e contribuisce a tenere le persone nel territorio». Per il presidente di Cissva il formaggio fatto con latte in polvere potrebbe creare problemi occupazionali. «Quando si affermerà il formaggio prodotto con latte in polvere i prezzi caleranno vertiginosamente e si creeranno turbative di mercato - aggiunge - ho paura che le stalle chiuderanno e che tanti camuni e sebini resteranno senza lavoro. Noi, purtroppo e per fortuna, non possiamo essere competitivi e a certi prezzi non riusciamo a lavorare. Già la situazione è difficile ora. Non voglio pensare al futuro. Ai nostri politici, specie a quelli bresciani, chiedo di intervenire».