
Anna Frattini è l’assessore all’Istruzione e alle Politiche giovanili del Comune di Brescia che subirà indirettamente gli effetti del taglio al fondo
Brescia, 12 gennaio 2025 – Dal taglio al fondo per la povertà educativa minorile, danni anche ai Comuni. Alle preoccupazioni espresse dal terzo settore e dalle associazioni per il mancato rifinanziamento del fondo da parte del Governo, si aggiungono anche quelle dei Comuni che, seppur non direttamente beneficiari dei finanziamenti, hanno comunque potuto partecipare a progetti mirati a contrastare la povertà educativa. Brescia, ad esempio, era stato coinvolto nel progetto “Batti il 5“ di Fondazione comunitaria del Lecchese (coinvolte anche Lecco, Napoli, Torino, Messina, per un totale di 5mila minori e 600 famiglie), per prevenire e contrastare fenomeni di povertà educativa attraverso tre tipologie di intervento, tra cui il prolungamento degli orari di apertura delle scuole con servizi integrativi ai percorsi curriculari.
Applicazioni a rischio
Sempre a Brescia, il fondo ha permesso di attivare Ecologia integrale per i diritti dell’infanzia, per la fascia 0-6 anni (qui era stata coinvolta anche Messina). “I fondi vanno per lo più al terzo settore – commenta l’assessora all’Istruzione e Politiche giovanili Anna Frattini di Brescia – ma, indirettamente, colpisce in modo significativo anche i Comuni perché alcune iniziative verranno meno. Sicuramente si impoverisce l’offerta di proposte e progetti sul tema. C’è da sperare che almeno le scuole, che ne fruivano in modo importante, possano compensare con il Pnrr”. Resta l’impegno degli enti locali (il comune di Brescia ha appena avviato il percorso per diventare città amica dei bambini con l’Unicef, così come Sarezzo e Borgosatollo nel Bresciano) ma è chiaro che a bilancio non ci sono risorse paragonabili a quelle che arrivavano dal Fondo e che, in questi anni, hanno permesso di attivare una virtuosa collaborazione tra pubblico e privato.
“Valori negati”
Secondo Cnca, coordinamento nazionale delle comunità accoglienti, “sottrarre risorse all’educazione significa negare il valore stesso della comunità. Significa abdicare a quel senso di responsabilità collettiva che riconosce nei bambini e nei giovani il seme del futuro. Questo taglio non soltanto annulla i risultati raggiunti negli anni grazie a quel fondo – risultati che hanno trasformato vite, contesti e prospettive – ma priva intere comunità della possibilità di costruire una cultura della solidarietà, del dialogo e della partecipazione”.