Fascicolo perso, Appello rinviato sugli abusi della maestre del nido

Dopo le condanne in primo grado per il caso di Rodengo Saiano gli atti non si trovano

Migration

di Beatrice Raspa

Il processo? Non s’ha da fare per smarrimento del fascicolo. È successo ieri in Corte d’Appello, dove era calendarizzato nei ruoli il giudizio relativo alle tre maestre del nido La Spiaggia delle tartarughe di Rodengo Saiano, lo scorso marzo condannate per presunti maltrattamenti ai danni dei bambini. Il presidente della prima sezione della Corte, Massimo Vacchiano, si è visto costretto ad aggiornare subito l’udienza al 12 maggio per l’impossibilità materiale a istruire la causa: gli atti del procedimento che il Tribunale avrebbe dovuto mandare ai giudici di secondo grado al momento non si sa dove siano. La vicenda, sfociata nella condanna a due anni di Elisa Maffessoli e Francesca Lini, e a un anno e dieci mesi di Lina Lorusso, nel frattempo ha fatto registrare nuovi sviluppi. Anche la ex dirigente dell’asilo, Laura Zatti, è finita nel registro degli indagati. La procura ha chiesto di archiviare la sua posizione, ma alcune famiglie si oppongono e sono in attesa di discuterne davanti al gip. Zatti è stata coinvolta solo in un secondo momento dall’indagine su disposizione del gup, Angela Corvi, la quale dopo aver letto la sentenza di condanna delle imputate, aveva trasmesso gli atti al pm Marzia Aliatis, titolare dell’inchiesta principale, affinché valutasse anche il ruolo della preside. Il pm ha ipotizzato in capo all’ultima indagata condotte negligenti ma colpose, non avendo ritenuto provata la sua piena consapevolezza di quanto accadeva all’asilo, una struttura privata convenzionata che dopo il sequestro ha riaperto con un altro nome. Ha dunque chiesto l’archiviazione. Al contrario alcuni genitori – 14 le famiglie che si erano costituite parte civile – la vedono diversamente: Zatti non poteva non sapere, sostengono, avrebbe dovuto vigilare meglio per impedire che le sue dipendenti maltrattassero i piccoli. Le tre maestre, tra i 27 e i 30 anni, nel giugno 2019 si erano viste notificare la misura cautelare dell’obbligo di firma (poi revocata) con l’accusa di atteggiamenti aggressivi - spintoni, trascinamenti, urla, parolacce, insulti, punizioni - ai danni di una trentina di bimbi dai tre mesi ai tre anni. La difesa, rappresentata dall’avvocato Francesca Marrelli, ritiene invece che le ragazze siano da assolvere, o che il reato a loro ascritto debba essere derubricato in abuso di metodi di correzione.