Dimissioni “Volontarie” per le Mamme a Milano: Studio della Consigliera di Parità

I dati mostrano come le donne rinuncino al lavoro in coincidenza con la nascita dei figli, a causa del carico di cura. I neo-padri, invece, si dimettono per passare ad altra azienda. Un divario di genere persistente che mostra come la sostenibilità del lavoro per le donne sia ancora lontana.

Dimissioni? Per gli uomini è questione di passaggio di azienda, per le donne invece arrivano soprattutto in coincidenza della nascita dei figli. Il fenomeno è confermato dai dati, che sono peggiorati dopo il Covid. Nel 2021 il numero complessivo di dimissioni e risoluzioni consensuali convalidate dall’Ispettorato del lavoro - perché presentate in gravidanza o entro i 3 anni dalla nascita (o adozione) di un figlio - a livello lombardo è stato di 12.023, sul totale nazionale di 52.436 (il 22,9%, dunque), in aumento rispetto al 2020.

Nel 69,3% dei casi le dimissioni hanno riguardato le donne e si tratta per lo più di volontarie (solo 333 le risoluzioni consensuali). Le lavoratrici madri rinunciano al loro impiego prevalentemente per problemi legati al carico di cura (il 61,1%), mentre tra i neo-padri, l’83,2% si è dimesso per passare ad un’altra azienda. In particolare, le dimissioni legate alla disponibilità di servizi di cura sono il 29% del totale delle causali, quelle legate a ragioni di carattere organizzativo rispetto al proprio contesto lavorativo sono il 17%. Il carico di cura nelle motivazioni fornite dai dimissionari incide, invece, solo per il 6,1%.

"Possiamo ritenere questi dati sul rapporto tra la nascita dei figli e le dimissioni dal lavoro particolarmente preoccupanti – è l’allarme lanciato dallo studio della Consigliera di parità, Anna Maria Gandolfi (nella foto) – in quanto mostrano ancora oggi, dopo decenni di politiche per le pari opportunità, come la sostenibilità del lavoro per le donne rappresenti una meta lontana da raggiungere per via di compiti di cura e assistenza scaricati sulla componente femminile dei nuclei familiari. Nel persistente divario di genere che si riscontra nel nostro paese nei tassi di partecipazione al lavoro e di occupazione, il tema dello squilibrio nella divisione del lavoro di cura e del ruolo della maternità rimane centrale". F.P.