Agnosine (Brescia) - Pochi giorni fa Paolo Vecchia aveva ricevuto la lettera che ufficializzava la richiesta di separazione da parte degli avvocati della moglie, Giuseppina Di Luca. La donna, 46 annI, un mese fa si era trasferita in una casa tutta per sé con la figlia minore, Sara, ad Agnosine, a una manciata di chilometri dall’abitazione coniugale di Sabbio Chiese. Il 52enne non accettava la fine di quell’unione durata 26 anni e da cui erano nate due figlie, di 21 e 24 anni. E lunedì mattina, incassata con la lettera la conferma che ormai quell’allontanamento sarebbe stato irrevocabile, ha punito la ex ammazzandola a coltellate. Almeno una decina. Poi si è costituito, e ora è in carcere, sotto il macigno di un’accusa di omicidio aggravato dall’uso delle armi che rischia di caricarsi della premeditazione. Oggi alle 9,30 Paolo Vecchia, incensurato, operaio in acciaieria a Odolo, incontrerà il gip per l’interrogatorio di convalida in carcere. L’altro ieri davanti al pm Carlotta Bernardini ha fatto scena muta. "Non è che il mio assistito non volesse parlare, è che proprio non era in grado di farlo – lo difende l’avvocato Roberto Lancellotti – L’ho incontrato in cella, è molto chiuso in se stesso, forse non ha ancora elaborato appieno quanto ha fatto. Passa dal forte sconforto al mutismo assoluto, è impenetrabile anche con me. Chiede solo se le figlie stanno bene, stop. Non mi è chiaro il suo quadro psicologico, ho saputo che in un mese, da quando la moglie se n’era andata, è ingrassato oltre dieci chili".
Non era la prima volta che l’uomo seguiva Giusy, come tutti chiamavano la 46enne, da cui sperava di estorcere una promessa di un ritorno. Era ossessionato dalla rottura del suo matrimonio, dicono gli amici e i colleghi, e farneticava di "farla pagare" alla consorte, ma tutti pensavano che quelle parole fossero promesse al vento, dettate dal forte disagio del momento. Lunedì invece poco prima delle otto ha percorso i 13 km che separano Sabbio Chiese da Agnosine, ha atteso sul pianerottolo della casa di via Matteotti che la moglie, operaia alla Cominotti, un’azienda di sanitari del posto, uscisse per andare a lavorare. E l’ha aggredita, piantandole ripetutamente un coltello a serramanico e un pugnale in gola, al petto, alle spalle.
La malcapitata ha cercato di scappare e difendersi, ma è stramazzata ai piedi delle scale. E’ solo riuscita a dire ai vicini attirati all’esterno dal trambusto "mi hanno accoltellata", poi è morta. Nel frattempo Paolo Vecchia è tornato nella casa che fino a poche settimane prima condivideva con la ex, ha riposto su un mobile le armi, ed è andato dai carabinieri. Gli inquirenti ora sono al lavoro per capire quando l’uomo si era procurato quelle lame, un dettaglio rilevante per capire se il delitto fosse stato pianificato. Ieri intanto è stata eseguita l’autopsia e la Procura ha già dato il nulla osta per i funerali.