"Aiuto, è stato lui a darmi fuoco", va a processo il marito di Mina

Brescia, in aula Abderrain Senbel con l’accusa di omicidio. Il fratello della donna: "La picchiava"

I pompieri trovarono la 45enne avvolta dal rogo

I pompieri trovarono la 45enne avvolta dal rogo

Brescia, 28 ottobre 2021 - "Mina Safine quando è stata attinta dalle fiamme era sicuramente in piedi e con le braccia abbassate. Dalle lesioni emerge che l’alcol le è stato versato dal volto, o forse dal petto. Non ha comunque alzato le braccia per cospargersi autonomamente di liquido accelerante perché aveva il cavo ascellare integro". È la conclusione di Camilla Tettamanti, medico legale di Genova, sentita ieri dalla prima Corte d’assise davanti a cui si è aperto il processo ad Abderrain Senbel, 55enne del Marocco accusato di avere ucciso dandole fuoco la moglie nella casa di via Tiboni a Brescia. Era il 20 settembre 2020. Sono state mostrate le immagini del cadavere devastato da ustioni sul 90% del corpo, fatte sentire le registrazioni delle telefonate ai soccorritori. Alle 22,14, quella della 45enne, morta dopo tre settimane all’ospedale Villa Scassi di Genova: "Mio marito mi ha bruciato, chiamate l’ambulanza per favore. Io sono bruciata per favore". Pochi minuti dopo, una videochiamata a un parente di lei, un cugino, con lo smartphone di uno dei primi pompieri intervenuti: "Vieni qui, mi ha ammazzata".

Addetto alle pulizie in un albergo lui, badante lei, hanno dato versioni contrapposte. L’imputato, rimasto a sua volta ustionato nella parte superiore del corpo – ieri seduto accanto al suo avvocato Luigi Farriello, che lo assiste con il collega Maurizio Simini – si è sempre dichiarato innocente: Mina si tolse la vita al culmine di un periodo depressivo, la sua tesi. In udienza sono sfilati i testi pm Caty Bressanelli, e della parte civile, l’avvocato Omar Botteri di Padova. Carabinieri, con il capitano del Nucleo operativo della compagnia di Brescia Federica Burzio e quello della Sis, Gianpaolo Lonardi, vigili del fuoco e vicini, i quali a loro volta diedero l’allarme. In particolare due dirimpettai, usciti col cane, sentirono dal balcone al settimo piano del palazzo di fronte urla disperate. "C’era un uomo che gridava aiuto, moglie, alcol – ha detto Elisabetta – Poi è uscita la signora, urlava aiutami io bruciata". I pompieri trovarono la donna seduta su una sedia, bruciature ovunque.

«Le domandai che cosa fosse successo e lei mi rispose di chiederlo a lui, riferendosi al marito che vagava per le stanze agitato – ha riferito Luca Lorini, del comando di Brescia –. Chiesi se avessero litigato e lei confermò. Le chiesi infine se fosse stato lui ad averle fatto questo, e disse un altro sì". Dal sopralluogo dei carabinieri emerse che l’evento si era innescato in cucina – furono trovati a terra una coperta bruciacchiata e una piccola bottiglia di alcol fusa, sugli scaffali un accendino e un accendigas – e che la donna si era poi spostata in bagno, dove erano disseminate ciocche di capelli. "C’erano dissidi di lunga data – ha testimoniato il capitano Burzio –. Senbel per un periodo si era allontanato e aveva dormito nel garage di un amico". "Mia sorella non era contenta, con il marito litigava di continuo e mi diceva che se le fosse successo qualcosa sarebbe stato lui – ha raccontato il fratello Juan Safine, che aveva combinato le nozze dieci anni prima – lei lavorava giorno e notte mentre Senbel per otto anni era stato senza fare niente, viveva sulle sue spalle. La insultava, so che la picchiava. Mina quella sera mi chiamò alle 19,30 per dirmi che stava andando a votare (era cittadina italiana, ndr), era normale. Alle 22,30 mi richiamò: aiutami mi ha bruciato". Driss, un altro fratello, ha confermato: "Non sono mai andati d’accordo, lei voleva lasciarlo ma nella nostra cultura rompere i matrimoni è difficile".