Coronavirus, maschere da snorkeling per combattere Covid-19

Il merito della scoperta a un medico in pensione. In situazioni di emergenza servono per la ventilazione nei pazienti che hanno bisogno di ossigeno, ma non di intubazione

La maschera da snorkeling con la valvola

La maschera da snorkeling con la valvola

Gardone Valtrompia (Brescia), 24 marzo 2020 - La foto della maschera da snorkeling di Decathlon indossata in strada da un uomo per difendersi dall’avanzata del coronavirus era diventata una delle prime immagini dissacranti di questa emergenza. Accostare uno degli oggetti più iconici delle vacanze alla pandemia globale è certamente dirompente. Ora la Easybreath, maschera da snorkeling nata circa 5 anni fa e già venduta in milioni di esemplari in tutto il mondo, sta per avere una seconda vita come maschera d’emergenza per la ventilazione dei pazienti Covid-19 in regime di ventilazione assistita.

L’idea è venuta al dottor Renato Favero ex primario dell’ospedale di Gardone Valtrompia che dinanzi alla drammatica emergenza di respiratori nelle terapie intensive, nei giorni scorsi aveva cominciato a scrutare la maschera da snorkeling che aveva in casa. Si è convinto che quel brevetto inedito creato dai francesi di Decathlon per l’attività sportiva (nel team che l’ha inventata c’è anche un ingegnere brianzolo), si celasse la tecnologia per dare vita a un respiratore d’emergenza. Il problema era modificare la valvola secondo gli standard richiesti dalla medicina. Così si è rivolto a Isinnova, la società di Brescia che già pochi giorni prima aveva messo a punto un progetto d’emergenza per realizzare con la tecnologia 3D delle valvole per respiratori che altrimenti sarebbero state introvabili. Decathlon, ha fornito una ventina di maschere per poterle smontare ed eseguire tutte le prove. Ha inoltre fornito i progetti in Cad, pur sottolineando che quel prodotto non nasce come strumento medicale e che non è stato testato in simili condizioni.

"Abbiamo accolto con entusiasmo l’invito e la sfida del dottor Favero e ci siamo messi al lavoro – racconta Marco Ruocco, che lavora insieme a Cristian Fracassi e Alessandro Ramaioli nella società ingegneristica bresciana Isinnova – in breve abbiamo realizzato il nuovo componente per il raccordo al respiratore, che abbiamo chiamato valvola Charlotte e lo abbiamo creato con la stampa 3D". La prima è stata sperimentata con successo all’ospedale di Chiari, altri test vengono condotti sul campo negli Spedali di Brescia. La maschera può essere indossata facilmente dai pazienti in terapia sub intensiva, ossia quei pazienti che hanno bisogno solamente di ossigeno, ma non di intubazione.

"Vorrei fosse chiaro che non si tratta di un nuovo strumento di tipo sanitario – precisa Rocco –. La maschera non nasce come dispositivo medicale, così come le nostre modifiche non hanno alcuna certificazione. Si tratta solamente di un dispositivo di estrema emergenza, utilizzabile dai sanitari nel caso si dovesse essere privi di caschi e di maschere per la ventilazione". La società bresciana Isinnova ha brevettato la valvola, ma già un minuto dopo ha reso disponibili sui Social tutti i parametri.