BEATRICE RASPA
Cronaca

Assalto al caveau di Calcinato per rubare 83 milioni: catturato il feroce capobanda Tommaso Morra

Il boss pugliese progettò nei minimi dettagli il colpo alla Mondialpol del 2022. Diventata definitiva la condanna, il gangster si è dato alla macchia. La latitanza è durata sei mesi

E' stato catturato a Cerignola, in provincia di Foggia, il latitante Tommaso Morra. Condannato in via definitiva alla pena di 12 anni e 6 mesi di reclusione, di cui dovrà scontare il residuo pari a 9 anni, 6 mesi e 25 giorni per un tentato assalto al caveau Mondialpol di Calcinato, in provincia di Brescia, nel 2022.

E' stato catturato a Cerignola, in provincia di Foggia, il latitante Tommaso Morra. Condannato in via definitiva alla pena di 12 anni e 6 mesi di reclusione, di cui dovrà scontare il residuo pari a 9 anni, 6 mesi e 25 giorni per un tentato assalto al caveau Mondialpol di Calcinato, in provincia di Brescia, nel 2022.

Calcinato (Brescia) – Era ritenuto uno dei boss. Con i sodali aveva progettato quello che doveva essere il colpo del secolo: svaligiare il caveau della Mondialpol Vedetta 2 a Calcinato, sbriciolando nel giro di sette minuti cronometrati le pareti con un potente escavatore per impadronirsi di un bottino da capogiro: 83 milioni in contanti. Ma il piano sfumò per un blitz delle forze dell’ordine.

Dopo la condanna definitiva – a 12 anni e 6 mesi – a febbraio si era però dato alla macchia. Tommaso Morra, tra i protagonisti dell’assalto naufragato, è ritenuto da investigatori e inquirenti uno dei capi delle bande di cerignolesi e calabresi esperti in rapine e assalti a portavalori e blindati in mezza Italia. La sua ultima latitanza – perché non è l’unica – è durata sei mesi: è infatti stato rintracciato e arrestato nelle scorse ore nella sua terra, a Cerignola, in Puglia. Ora è in carcere, dove dovrà scontare un residuo pena pari a 9 anni, 6 mesi e 25 giorni.

L’assalto al caveau di Calcinato avrebbe dovuto compiersi la sera dell’11 marzo 2022, ma non andò a buon fine: 70 Nocs e poliziotti sguinzagliati dalla Dda di Brescia riuscirono a intercettare prima che entrasse in azione in un capannone di Cazzago San Martino un commando armato di fucili a pompa, Kalasnikov, mitraglie Uzi, pistole e munizioni da guerra. Con una ruspa rubata i banditi avrebbero dovuto abbattere una parete del caveau con la complicità di un paio di guardie giurate infedeli.

Per garantirsi la fuga e rientrare al Sud c’era l’idea di scatenare l’inferno gettando chiodi sulle strade chiuse preventivamente da venti camion imbottiti di molotov, così da rallentare l’intervento delle forze dell’ordine. Quella sera furono fermati in 31, compreso Morra. A processo con l’abbreviato la tesi condivisa e sostenuta dal gruppo fu che nessuno intendesse compiere una rapina ma piuttosto un furto senza fare male a nessuno, tanto che l’assalto era stato programmato per le 22, quando la vigilanza se n’era già andata. Una volta diventata definitiva la condanna Morra sparì, sottraendosi all’esecuzione della pena. Ma le indagini condotte dallo Sco della polizia, dalle Mobili di Brescia e di Foggia e dallo Scico e dal Nucleo Pef di Bari-Gico lo hanno rintracciato e incarcerato.