Cormorani, a Brescia allarme virus aviaria: si teme l'esplosione

Gabbiani e aironi morti tra il Garda e il Sebino, prime conferme della malattia dalle analisi

Il pranzo di un esemplare di cormorano

Il pranzo di un esemplare di cormorano

 

DESENZANO DEL GARDA (Brescia)

Sul Benaco , sul Sebino, in Franciacorta e in Valcamonica si teme l’esplosione a macchia d’olio dell’influenza aviaria, che per ora ha ucciso alcuni gabbiani sul Lago di Garda e, se le analisi lo confermeranno, alcuni esemplari sul Sebino. Attualmente, inoltre, si stanno facendo verifiche su alcuni aironi e anatre trovati morti nella zona del basso Benaco. A contagiarli, ma il dato non è attualmente certo, potrebbero essere stati i cormorani, presenti in altissimo numero nel Bresciano.

«Al momento – spiega il vicepresidente dell’Unione pescatori Bresciani Germano Bana – non sono stati trovati cormorani morti. Eppure sono soggetti alla malattia. Esiste la possibilità che siano contagiati e che possano trasmettere la malattia. Gli enti preposti stanno facendo delle verifiche. Sono anni che denunciamo la presenza troppo numerosa nel nostro territorio di questa specie alloctona, speriamo si possa fare qualcosa. Non solo mangiano mezzo chilo di pesce fresco al giorno, impoverendo laghi e fiumi, ma non si esclude possano trasmettere la malattia, che purtroppo nel Bresciano è arrivata". L’emergenza, a questo punto, in provincia è reale. Una quindicina di giorni fa, difatti, un privato ha prelevato un gabbiano morto a Toscolano Maderno e lo ha portato al Cras di Lazise, in provincia di Verona. La riposta è arrivata lunedì: l’uccello è stato ucciso dall’influenza aviaria. E come lui probabilmente molti suoi simili segnalati sul Lago di Garda e sul Sebino, dove sono stati visti galleggiare ma non recuperati. Sono stati raccolti, invece, vari esemplari nella zona di Desenzano e a Desenzanino. Attualmente sono in corso altre analisi, comprese quelle su anatre e aironi, mentre nella zona della Franciacorta sono stati segnalati anche diversi piccioni morti.

Le specie che possono essere contagiate, tra i selvatici sono moltissime. Il problema, presto, potrebbe estendersi agli animali da allevamento, come polli, tacchini e oche. Per questo motivo le aziende da sempre si premuniscono di strutture di protezione come reti, anche se non mancano i contagi, che non di rado portano a dovere abbattere tutti gli esemplari. Ai proprietari di allevamenti amatoriali è consigliato di fare, in piccolo, ciò che fanno le grandi aziende, ovvero tenere i loro animali al chiuso o in spazi dove non possano entrare in contatto con i selvatici ammalati. Il che è praticamente impossibile su laghi e fiumi, dove vivono gli esemplari che trasportano la malattia. E la moltitudine di gabbiani visti galleggiare nei laghi bresciani in questi giorni, lo dimostra. Gli unici che non paiono toccati dal problema sono anche i principali indiziati: i cormorani.