Cologne (Brescia) – Chiamate per un periodo di stage in un centro estetico nell’ambito del programma scolastico, mentre fanno pratica si imbattono in un cliente abituale che in modo molto esplicito le obbliga a soddisfare le sue pretese sessuali. Il tutto con la complicità della loro tutor, la titolare dell’attività. È quanto sarebbe accaduto al centro Medea di Cologne un paio di anni fa a cinque aspiranti estetiste minorenni, almeno stando alla procura e a quanto hanno denunciato le interessate.
Ieri i giudici della seconda sezione penale, presieduta da Roberto Spanò, hanno disposto la chiusura del centro. Gli imputati, invece – la tutor e il cliente, 52 e 59 anni – hanno patteggiato una pena di un anno e otto mesi (il 59enne qualche mese fa in separata sede, davanti al gup).
Favoreggiamento e sfruttamento di prostituzione minorile erano le accuse mosse a entrambi, una contestazione che ha fatto saltare sulla sedia le parti offese - solo due quelle costituite parte civile - le quali tramite gli avvocati Domenico Servillo e Giabattista Scalvi avevano chiesto una riqualificazione del capo in atti sessuali con minori.
“La differenza è sostanziale – ha detto Servillo al termine del processo, accanto alle ragazze e alle loro mamme, deluse –. La prostituzione minorile presuppone il consenso e la qualifica di prostitute, ma qui siamo in presenza di studentesse che durante uno stage hanno riportato un’esperienza traumatica, e non hanno dato alcun consenso".
Nelle scorse settimane le famiglie delle parti offese avevano sporto denuncia per violenza sessuale, ma la procura ha chiesto di archiviare (decisione cui si sono opposte). Tutto a loro dire sarebbe accaduto tra il gennaio e l’aprile 2021, quando le aspiranti estetiste, che frequentavano un istituto per la formazione professionale, avevano sedici e i diciassette anni.
Durante il tirocinio, mentre imparavano a fare massaggi, depilazioni e manicure, si sarebbero imbattute in un assiduo frequentatore del negozio. L’uomo in più occasioni avrebbe preteso massaggi proibiti denudandosi e cercando di palpeggiarle, con il benestare della titolare. In cambio del ‘benefit’ concesso la tutor avrebbe percepito un compenso di 50 euro.
Il cliente aveva appunto chiuso la vicenda patteggiando in udienza preliminare. Nel caso della coimputata, invece, che si era detta innocente sostenendo di essersi limitata a dare indicazioni sul modo in cui dare massaggi, la richiesta di patteggiamento era stata rigettata. La donna era stata rinviata a giudizio. Il presidente Spanò le ha però concesso la possibilità di rinnovare l’istanza di patteggiamento della pena, che poi è stato accordata, così come i 2.500 euro a parte offesa come anticipo del risarcimento.