
Croce di Cevo (Fotolive)
Berzo Demo (Brescia), 20 ottobre 2018 - «Non posso esprimere pareri in merito alla sentenza. Il giudice ha 90 giorni per depositare le motivazioni. Dopo di che potrò esprimermi. L’unica cosa che posso dire è che il dispiacere, ancora una volta, è tanto». A parlare è Lino Balotti, uno dei quattro condannati dalla seconda sezione penale del Tribunale di Brescia nell’ambito del processo relativo al crollo della Croce del Papa di Cevo. Ieri Balotti è stato condannato a una pena di nove mesi, così come Elsa Belotti. Due anni sono andati a Marco Maffessoli, all’epoca dei fatti presidente dell’associazione Croce del Papa e un anno per don Filippo Stefani. Il piemme Cati Bressanelli ha richiesto le condanne perché i soci del sodalizio non hanno provveduto alla manutenzione dell’opera d’arto. È stato assolto il progettista dei lavori Renato Zanoni, che si è occupato dell’ampliamento del 2013. Sotto la croce morì Marco Gusmini, 21enne disabile bergamasco.
«Parlando in generale, senza riferirmi a quanto deciso ieri – rimarca Balotti – devo dire che la vita è così. Ti metti a disposizione della comunità come volontario e talvolta i risultati non sono quelli per cui tanto hai lavorato». Quando tutto accadde Lino Balotti era a casa, impossibilitato a muoversi e con la necessità di essere assistito 24 ore al giorno dal figlio Nicola. Aveva subito una operazione invasiva che per circa due anni lo ha costretto a muoversi il meno possibile e che nella fase iniziale, corrispondente al 2014, ha richiesto che rimanesse completamente fermo. Prima e dopo la guarigione si è sempre occupato di volontariato. A lui va il merito di avere inventato iniziative come la «Mangia e Vai» o le «Ere De Nadal». Per anni al timone dell’associazione «El Teler» di Berzo Demo ha portato il nome della Valle Camonica in tutta Italia, facendone conoscere usi, costumi e tradizioni.
«Quando il sindaco di Cevo Silvio Citroni mi ha chiesto di entrare nell’associazione Croce del Papa, in tempi precedenti alla sciagura e alla mia operazione – spiega Balotti – ho accettato con entusiasmo, occupandomi della promozione dell’opera dello scultore Job, pensata per la visita di Papa Woytila a Brescia e poi diventata un simbolo per la Valle Camonica. Nessuno di noi avrebbe mai creduto che potesse accadere qualcosa di simile».