Meno accessi al centro antiviolenza, più interventi in emergenza. Un quadro che per le operatrici del centro Chiare acque di Salò, gestito da Casa delle Donne Cad Brescia Odv, è preoccupante, perché il rischio è che si debba intervenire quando la situazione è già esacerbata
"C’è un calo in termini di accoglienza e assistenza – spiega la coordinatrice Catia Pasquali – mentre vediamo un aumento delle situazioni a forte rischio: al nostro servizio h24, le segnalazioni tra gennaio e maggio sono triplicate rispetto allo stesso periodo dello scorso anno".
Gli accessi, invece, sono stati “solo“ 55, una decina al mese, di cui solo una parte si è tradotta in un’effettiva presa in carico. Il numero sembra poco realistico, visto che il centro, con i suoi sportelli decentrati tra Sabbio Chiese, Ghedi e Carpenedolo, copre 76 Comuni. Lo scorso anno si era registrato un boom di richieste, con circa 200 donne che avevano domandato supporto psicologico e legale.
"Dopo il lockdown, potrebbe esserci stato un exploit – spiega Pasquali – perché molte situazioni sono divenute insostenibili. La nostra preoccupazione è che ci sia molto sommerso perché non c’è conoscenza dei centri antiviolenza e di come funzionano. Qui possono accedere tutte le donne che subiscono una qualsiasi forma di violenza: psicologica, economica, sessuale fino alla violenza fisica e allo stalking. Vengono supportate, accolte senza giudizio e nel pieno rispetto della loro privacy e della loro volontà. Nei Centri antiviolenza non si denuncia, non si trasmette nessuna informazione all’esterno. La volontà della donna è al centro del percorso di autonomia, gratuito". Per far conoscere questi luoghi, domani dalle 15 si svolgerà una camminata di 16 chilometri tra Salò e Sabbio Chiese: già 100 le persone che hanno aderito.F. P.