REDAZIONE BRESCIA

Caso Gozzini, nuovo faccia a faccia tra psichiatri

L’ex docente di Fisica 81enne torna in aula per l’appello. Nel 2019 uccise a coltellate. la moglie Cristina Maioli

Lo scorso dicembre Antonio Gozzini era stato assolto per vizio totale di mente reso manifesto da “gelosia delirante e patologica”. Ieri il caso dell’ex docente di Fisica che il 4 ottobre 2019 uccise a coltellate la moglie Cristina Maioli, 62 anni, nell’appartamento di via Lombroso a Brescia è tornato in aula, davanti alla Corte d’appello. Il processo, per omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà e dal rapporto di parentela, si è aperto in seguito al ricorso della Procura. Sconfessando il suo stesso consulente, che aveva concluso per l’insanità mentale dell’anziano, il pm Claudia Passalacqua aveva chiesto l’ergastolo, ritenendo l’81enne lucido quando nella notte svegliò la sua seconda moglie, la colpì con un mattarello e le tagliò la gola, il torace e l’inguine. Il movente? Liberarsi dalla pressione della consorte, prof di letteratura italiana ache spingeva perché si curasse una vecchia depressione. Al centro del secondo processo ci sono di nuovo le condizioni psichiche dell’imputato, ritenuto dai consulenti di accusa e difesa in preda a delirio quando uccise, seppure in grado di stare a giudizio. Ieri i giudici hanno riascoltato il professor Sergio Monchieri, della procura, che ha ribadito la tesi del Gozzini affetto da "sindrome di gelosia delirante, condizione patologica esclusiva che non aveva intaccato altri ambiti sui quali l’uomo ragionava perfettamente". Della stessa idea Giacomo Filippini, della difesa: "L’imputato aveva rielaborato in modo distorto eventi banali del passato fino a convincersi di un tradimento della moglie". Per la consulente di parte civile, Mara Bertini, invece Gozzini "non fu sottoposto a sufficienti test per poterne dare una valutazione certa. Era depresso da molto, la compagna era stufa e insisteva perché si ricoverasse". Discussione il 21 gennaio.