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Caso Caffaro. Le condanne di primo grado

Condanne di primo grado per gestione non autorizzata di rifiuti pericolosi nel caso Caffaro a Brescia. Vertici di Caffaro Brescia srl condannati, attesa appello. Emergenza ambientale per alti tassi di avvelenamento da Pcb.

Caso Caffaro. Le condanne di primo grado

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A oggi - e il caso esplose nel 2001 - è l’unica inchiesta sfociata in condanne. Anche se sono condanne di primo grado (in attesa di appello), epilogo di un filone minore delle maxi-inchieste. Si parla delle emergenze ambientali Caffaro, il polo chimico di via Milano ora sito di interesse nazionale in attesa di bonifica per gli alti tassi di avvelenamento da Pcb. I vertici di Caffaro Brescia srl, la società che ha gestito la fabbrica attiva nella produzione delle pastiglie di cloro fino al 2019, sono stati condannati a sei mesi (pena sospesa), al pagamento di 3mila euro di ammenda e di una provvisionale di 10mila euro per la Provincia (parte civile). Erano imputati di gestione non autorizzata di rifiuti pericolosi.

Il giudice Lorenza De Nisi ha condannato anche la società (responsabile amministrativa), a una sanzione di circa 39mila euro. A dibattimento c’erano il proprietario Donato Todisco, l’ad Alessandro Quadrelli, i direttori Alessandro Francesconi e Vitantonio Balacco (il 16 luglio in aula anche per, a vario titolo, disastro ambientale e inquinamento). Solo Todisco è stato prosciolto per sopraggiunta prescrizione. Il pm Carlo Pappalardo li accusava di non avere smaltito per tempo 12 vecchi trasformatori imbottiti di Pcb ancora in uso. Nove nel ciclo produttivo, tre per il pompaggio della falda acquifera. La ditta li aveva ricevuti dalla vecchia gestione - in origine erano 14 - e aveva l’obbligo di smaltirli entro il 2019. Cosa che però non fece, fatta eccezione per due apparecchi. "La condotta…non si identifica né si esaurisce con l’omesso smaltimento entro il termine previsto, ma si sostanzia in un quid pluris consistente nel recupero dei trasformatori rifiuto mediante l’utilizzo per la distribuzione dell’energia elettrica e l’emungimento delle acque di falda", si legge nelle motivazioni.